Bravo Solenghi – Govi, ma adulti il cellulare lasciatelo a casa o stateci voi

Bravo Solenghi – Govi, ma adulti il cellulare lasciatelo a casa o stateci voi
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Grande spettacolo a Genova di Solenghi nei “manezzi”, brutto esempio invece dei genitori rispetto ai figli

Cellulari a teatro

– Dal 20 al 31 dicembre al Teatro Ivo Chiesa di Genova, mille posti nel complesso architettonico di Corte Lambruschini, in scena la commedia di Niccolò Bacigalupo “I manezzi pe maja na figgia (I maneggi per maritare una figlia)”, resa celebre da Gilberto Govi (Genova 22 ottobre 1885 – Genova 28 aprile 1966). Opera che si trova in videocassetta/dvd da una registrazione Rai del 1959.

E chi mai potrebbe rappresentare quella commedia se non il genovese Tullio Alberto Solenghi, impersonando il mitico Govi, regia compresa, con il sostegno di quella grande professionista che è Elisabetta Pozzi, genovese pure lei. Altri sette giovani e meno giovani completano la Compagnia di cui parlano i fatti: dodici tutto esaurito, compreso stasera, domani e il 31, per chi non avesse il biglietto.

Cellulari a teatro anche per seguire il Genoa

Sono andato a Santo Stefano, 26 dicembre, ma al di là della splendida e fedele rappresentazione, dove la bravura di Solenghi – Pozzi ha estasiato il pubblico, che si è sbellicato dalle risate e tormentato i palmi dagli applausi, la mia attenzione è stata spesso catturata da quello strumento di cui mai e poi mai potremmo rinunciare: il cellulare, già, anche a teatro.

Premesso che la media età del pubblico era alta, quindi, i tanto bistrattati giovani “dal telefonino sempre tra le mani” erano in netta minoranza, è proprio questo che mi ha sconcertato: persone mature di seconda e terza età con quel mostriciattolo su cui cliccare e strisciare le impronte. Alcuni in una frenetica ricerca di WhatsApp o messaggi da mittenti improbabili, altri allo sfoglio di news natalizie, davanti a me anche ditate su banner pubblicitari.

Il tutto tra le battute di Solenghi, platea al buio ma i video illuminati a festa. E che dire di coloro che seguivano le gesta dei calciatori del Genoa in trasferta a Bari? Dalla disperazione della ballerina connessione all’esaltazione dei due goal rossoblu. Il fatto che Solenghi sia genoano forse li ha virtualmente trasportati in un tifo platea – palco da curva, tanto che alcuni nel trasporto dei goal hanno alzato pure le braccia.

Non vi dico di coloro che di zeneize (genovese) masticavan poco, a chiedere alla vicina la traduzione di questa o quella battuta, in un vociare da pollaio.

Un tempo a teatro, così come ai concerti di musica classica, si andava come ad un rito, oggi certi valori si sono squagliati. Ma perché non godersi il biglietto e spegnere i mostriciattoli, oppure stare a casa a vedere il Genoa o una commedia in madre lingua?

E, soprattutto, finiamola di accusare i giovani “dal telefonino sempre tra le mani”, vero è, come disse Govi alla moglie, “finirà Gigia, come finirà non lo so, ma finirà”.

 

G. D.