Buschiazzo: per emergenze i soldi si trovano, per manutenzione mai
“Una politica della responsabilità che superi l’antipolitica e la politica vuota (che non sa rispondere all’antipolitica)”
Riceviamo e pubblichiamo una nota del sindaco di Sassello Daniele Buschiazzo, tratta alcuni temi quali gli eventi alluvionali, il ruolo delle estinte Comunità Montane, le risorse dei Comuni montani.
Gian Antonio Stella (l’autore del famoso libro della “La Casta”), il 16 settembre scorso chiudeva un suo articolo sul Corriere della Sera con queste considerazioni:
“Sapete quante volte dal 1° gennaio in qua i politici che tra pochi giorni si contenderanno Palazzo Chigi e il governo, si sono occupati di un tema come il rischio idrogeologico che com’è noto è uno più angoscianti? Abbiniamo le due parole nell’archivio dell’Ansa. Bene: stando a quei dati i sei principali leader di partito non hanno toccato il tema mai o al massimo una volta o due. Contro migliaia e migliaia di citazioni di cose «più popolari».
E lo stesso vale per la tutela del territorio. Ma non è solo, come ovvio, una questione statistica. Quanti hanno seguito le schermaglie infinite di queste settimane lo hanno notato, raccontato, denunciato. Spesso con toni indignati. Ma certo, qualche generica invocazione alla tutela dell’ambiente, dell’aria pulita, degli alberi da far crescere o al ritorno delle api, sì, c’è stata. Ma non quanto meritassero problemi enormi quali i cambiamenti climatici e i danni pesantissimi che stanno facendo al nostro Paese. E le lacrime, le solidarietà e le promesse di ieri, dopo tanti silenzi, lasciano in bocca qualcosa di vuoto”.
Vorrei sottolineare due aspetti di queste affermazioni: uno riguarda la politica vuota e l’altro l’antipolitica.
Che in Italia si trovino i soldi per le emergenze e mai per la manutenzione è una tragica verità di cui la Politica a livello nazionale è senza dubbio responsabile.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ingessa i bilanci degli Enti Locali (Comuni e Province) con prelievi sui tributi (il Comune di Sassello come ho detto più volte lascia 660 mila euro su 1 milione e 800 mila di Imu nelle casse dello Stato) e con regole assurde (Fondo Crediti di Dubbia Esigibilità e Fondo Debiti Commerciali, soprattutto nei Piccoli Comuni Montani che hanno subito eventi alluvionali bloccano notevoli risorse a causa della lentezza dei pagamenti da parte dello Stato). Poi, quando accadono le alluvioni (sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici), il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile magicamente trova i soldi.
Senza fare sforzi straordinari, basterebbe che la politica nazionale rendesse più semplice la gestione dell’ordinario, lasciandoci utilizzare una quota maggiore delle nostre risorse. Soprattutto a favore dei Comuni Montani, che sono quelli più in difficoltà e da cui, allo stesso tempo, dipende maggiormente la corretta gestione del territorio.
Tuttavia, in questo Stella ha ragione: la manutenzione del territorio non è un tema “popolare”, meglio occuparsene durante un’emergenza (dà sicuramente più visibilità e fa più effetto). Tempo di fare il classico comunicato stampa per dire quanto il Dipartimento di Protezione Civile funzioni bene che la macchina statale torna subito ai suoi ritmi. I fondi delle somme urgenze dell’alluvione del 4 o 5 ottobre 2021 (che per Sassello hanno coperto circa il 70% degli importi e non il 100%) sono stati versati al 50% (quindi 35% del totale) il 9 settembre 2022.
Dopo aver fatto le mie considerazioni sulla Politica, le voglio fare anche sull’Antipolitica.
Gian Antonio Stella è lo stesso Gian Antonio Stella che, assieme a Sergio Rizzo, ha scritto il libro “La Casta” nel 2007? Ovviamente, sì. Il primo capitolo di quel libro si intitola “Una casta di insaziabili bramini” e parte da una comunità montana pugliese, che convengo anche io non avrebbe dovuto esistere, in quanto in riva al mare, ma che accomunò in unico destino tutte le 350 Comunità Montane d’Italia.
Dal 2005 al 2008 sono stato vicepresidente della Comunità del Giovo con delega alla difesa del suolo e all’agricoltura e nel suo piccolo la Comunità Montana del Giovo faceva funzionare molto meglio le deleghe in agricoltura sul Piano di Sviluppo Rurale di come vengono fatte funzionare oggi che sono tornate alla Regione e per la difesa del suolo con costanza e continuità faceva molti lavori. L’aver considerato le Comunità Montane, come è avvenuto nella “La Casta”, una periferia inutile e dispendiosa dell’Impero ha eliminato non solo quegli enti che non funzionavano per responsabilità delle persone che li amministravano, ma anche quelli che funzionavano grazie a coloro che facevano il loro dovere in maniera disinteressata.
È stato facile nel 2007 dipingere questi enti come luogo di privilegio, prendendone ad esempio uno che lo era sì effettivamente, ma a fronte di molti utili per i loro rispettivi territori. Ora, dopo 15 anni, ricostruire un’architettura istituzionale che si avvicini ai territori, che li aiuti, ma al tempo stesso, li responsabilizzi, è pressoché impossibile. Lo Stato Leviatano accentra sempre di più, lasciando ai margini dell’Impero dei Capri Espiatori delle sue inefficienze. Le Comunità Montane erano una forma di autogoverno e di tutela dei territori montani imitata anche da tanti altri Paesi UE (si pensi alle Communauté de Communes della Francia) che hanno fatto molto per le nostre montagne alpine e appenniniche cercando di lottare contro il dissesto idrogeologico (e indirettamente ma conseguentemente tutelando anche i Comuni a valle che magari non ne facevano parte) e facendo di tutti per mantenere la presenza attiva dell’uomo sulle nostre montagne.
Le Comunità Montane non erano certe perfette (come tutte le istituzioni democratiche) e possono aver fatto cose giuste e cose sbagliate, ma avevano una missione specifica da portare avanti di concerto coi Piccoli Comuni Montani ed erano un luogo di confronto e di coordinamento per questi piccoli enti che più facilmente poteva trattare con uno Stato e una Regione sempre molto distanti dalla Montagna.
È facile criticare, ancor più facile distruggere, difficile è fare scelte responsabili (e a volte impopolari) e provare a far funzionare le cose. Considerare le Comunità Montane come un ente utile fondandosi sull’esempio di un ente mal gestito è stato facile, rimpiangere oggi la mancata gestione del territorio è colpevole tanto quanto le omissioni della politica.
A nove mesi dalla fine del mio mandato, il mio auspicio è che prima o poi in Italia nasca veramente una politica della responsabilità, che sia disponibile a fare delle rinunce per tenere insieme la società, che guardi meno ai sondaggi e parli meno alla pancia delle persone, che si ponga come obiettivo quello di fare delle scelte nell’interesse generale (che non è detto che coincida con l’interesse più popolare) e che miri a costruire e non a distruggere.
Una politica della responsabilità che superi l’antipolitica e la politica vuota (che non sa rispondere all’antipolitica). Non credo che sia solo auspicabile, ma anche necessario vista la situazione attuale.
Daniele Buschiazzo