Elettori e riflessioni sul voto. Toti infilza Sansa e si conferma anche leader
Il voto in Liguria e uno sguardo alla politica
Una consultazione elettorale fra le più soporifere degli ultimi decenni, se non ci fossero stati i social e il dinamismo di qualche candidato non ci saremmo manco accorti che dieci, ripeto dieci, candidati presidenti, e relativi gruppi di appartenenza, si stavano contendendo il Palazzo della Regione Liguria.
Da una parte il governatore uscente Toti più attento a non farsi del male, tanto era sicuro della vittoria, e dall’altra l’avversario più accreditato Sansa che francamente più di così non poteva fare.
Scelto (forse sopportato, forse accettato) quando il sole estivo era già altissimo, conosciuto più come “figlio di” e “giornalista di”, voluto dall’ala terminale della sinistra, sinistra già accusata di essere stata la causa della sconfitta Paita nel 2015 (da qui la corsa solitaria di Italia Viva, seppur senza incidere alcunché).
Non so se Sansa abbia mai creduto nella vittoria, su molti dei suoi alleati dubito, altrimenti avrebbero opposto a Toti un avversario più moderato.
La Liguria del Covid ha bisogno di sicurezza e di decisioni, così come di ottimismo e di qualche sorriso, che evidentemente non ha trovato in questo centrosinistra peraltro sempre pronto ad accusare l’avversario di centrodestra di razzismo e fascismo.
Per questo pessimo vezzo i social hanno fatto tanto, a dispetto invece di un (‘na volta tanto) moderato Salvini che è – e resterà – l’unico vero avversario da rimuovere, come un tempo lo fu Berlusconi. Mai si è letto e sentito tanto livore verso un politico, dimenticando la regola che in campagna elettorale mai andrebbe nominata la “concorrenza”.
L’italiano è un moderato da sempre, il Paese ha ancora tanti figli della balena bianca alla ricerca della mamma perduta, ovvio che una volta votino di qua e un’altra di là a seconda del momento e dei venti, sì, anche quelli internazionali.
Gli elettori sono più maturi
Ma soprattutto ama la tranquillità e toni bassi (credo anche il “barbaro” Salvini se ne sia accorto). Troppe volte ho letto attribuire del “nazifasciorazzista” chi vorrebbe una migrazione meglio disciplinata o una giustizia che giudichi con certezza della pena o non sentire più proclami di miliardi quando c’è chi aspetta ancora la cassa integrazione di maggio o un fisco equo che colpisca veramente l’evasione o un parlamento che emani poche ma rispettate leggi.
Così come a livello locale ho letto molte contraddizioni nel centrosinistra, ne butto lì due: Gronda di Genova e sì/no al referendum sulla riduzione dei parlamentari.
Ci sarà da meditare, ma non va dimenticato che mai come in questa consultazione elettorale i “partiti” hanno contato poco, e sentire certi toni trionfalistici di alcuni leader sa di lettura parziale.
In Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania, Puglia, hanno vinto gli uomini, in certi casi anche non in sintonia coi propri leader politici. Ed era successo anche in Emilia Romagna dove magari qualcuno di destra ha votato l’uomo di sinistra.
Quindi se ha vinto l’uomo la politica dove era e, quel che è peggio, dove è? Potremmo forse farne a meno?
Quel che mi pare una certezza è la consapevolezza e maturità dell’elettore: va a votare e non guarda i colori!
G. D.