Toti, domani sfiducia dalla minoranza che il centrodestra respingerà
Una richiesta che sa di atto dovuto ma inutile
Giovanni Toti
– I Gruppi di minoranza in consiglio regionale (Azione esclusa) hanno presentato una mozione di sfiducia verso il presidente Giovanni Toti, la stessa sarà discussa nella seduta di domani, martedì 4 giugno, alle 10.
Nel frattempo, la Procura della Repubblica di Genova ha concesso un incontro tra Toti, il suo legale Stefano Savi e l’assessore regionale Giacomo Giampedrone.
Il testo della mozione di sfiducia
Mozione 109 (Luca Garibaldi, Ferruccio Sansa, Fabio Tosi, Giovanni Battista Pastorino, Roberto Arboscello, Enrico Ioculano, Davide Natale, Armando Sanna, Selena Candia, Roberto Centi, Paolo Ugolini): sfiducia nei confronti del Presidente della Giunta regionale.
“Il consiglio regionale premesso che dal 7 maggio vi è un Presidente della Regione facente funzioni, in applicazione della legge Severino, a seguito di una inchiesta giudiziaria che ha portato all’arresto del Presidente della Giunta Regionale Giovanni Toti; considerato che, a prescindere dalle valutazioni di carattere giudiziario, dal punto di vista politico-amministrativo emerge un’immagine degradata dell’utilizzo dell’istituzione pubblica, con lo spostamento delle decisioni strategiche dalle sedi istituzionali e democratiche ad altre improprie, in un quadro in cui le normali condizioni di trasparenza e legalità della pubblica amministrazione appaiono diffusamente piegate a interessi di parte; sottolineato che, al di là di quello che saranno gli esiti dell’inchiesta, il fallimento politico della Giunta Toti è ormai evidente e conclamato, a partire dalla gestione sanitaria, in profondo disavanzo, proseguendo per le politiche ambientali, ai trasporti, alle infrastrutture, alla casa, al sociale e alla cultura; preso atto che a questo fallimento politico si aggiunge il blocco nei fatti dell’attività amministrativa ed istituzionale della Regione, minata nelle sue fondamenta dagli ultimi accadimenti; sottolineato altresì che, in tale contesto e per la tutela dell’Ente regione, anche gli uffici regionali adotteranno ulteriore prudenza nella valutazione delle singole procedure, con inevitabili ritardi nell’ordinaria attività amministrativa e gestionale; considerato che stante il perdurare di questa condizione di instabilità politica e amministrativa, unitamente ad una già complessa situazione economico e sociale, l’avvitamento istituzionale rischia di acutizzarsi ulteriormente con danni importanti e irreparabili all’economia e alla società ligure; sottolineato che ci troviamo di fronte ad una Giunta e ad una maggioranza che non ha le condizioni politiche per proseguire, dimezzata per potere e funzioni, senza l’autorevolezza necessarie per gestire nella pienezza delle proprie competenze e con la credibilità necessaria le sfide che riguardano la nostra Regione; preso atto che, ad oggi non sono arrivate le dimissioni del Presidente della Giunta regionale, come sollecitato in queste settimane da più parti; ritenendo insostenibile, per gli interessi generali della Regione, a partire dalla tenuta economica e sociale, proseguire in tale condizione di stallo; valutato lo scioglimento del Consiglio Regionale e lo svolgimento di nuove elezioni l’unica strada possibile per restituire dignità alle istituzioni, per evitare una situazione di stallo della Regione e garantire un governo regionale che operi nella piena legittimazione democratica e politica”.
La mozione sarà respinta
La risposta nelle parole di Giampedrone all’uscita dall’incontro con Toti.
<<Toti attende di poter tornare nel suo ruolo, per poter fare poi tutti i confronti con la maggioranza e di decidere evidentemente il cammino da continuare insieme oppure fare altri tipi di valutazioni che spettano prevalentemente a lui>>.
Toti continua a studiare le carte dell’inchiesta, ma ha voluto affrontare alcune pratiche urgenti della Regione, è molto attento anche ai dossier della Liguria e soprattutto quelli del dissesto idrogeologico, ha aggiunto l’assessore.
Quindi nel consiglio regionale di domani ci sarà gran bagarre, la sfiducia respinta e, forse, i componenti della minoranza che usciranno dall’aula.
G. D.