La denuncia di Mai (Lega): Governo distrugge i balneari
“Dopo una serie di proroghe concesse da diversi decreti legge, si è così arrivati alla scadenza del 31 dicembre 2020”
<<Centinaia di famiglie rischiano di restare senza lavoro e di vedere andare in fumo gli investimenti fatti – dichiara stamane il capogruppo regionale Stefano Mai (Lega) -. Occorre sostenere i balneari e gli ormeggiatori, i quali, a causa di un Governo inadempiente e remissivo che distrugge le nostre imprese, anche in questo periodo di pandemia sono costretti a subire beffe oltre che danni.
Nessuno, infatti, ha revocato la Legge Centinaio in cui si prevede l’estensione al 2033 del termine della durata delle concessioni demaniali ed è quindi inaccettabile il gravissimo comportamento del Governo che nulla ha fatto per tutelare le nostre imprese balneari. Sono ormai molte le sentenze del Tar che annullano quei provvedimenti comunali che non prevedono l’applicazione della legge n. 145/2018, affermando la piena validità di tale norma in vigore.
Pertanto – prosegue Mai -, a seguito dei provvedimenti a macchia di leopardo delle amministrazioni comunali che si sono registrati nella nostra regione (ma anche nel resto del Paese) oltre all’ordine del giorno già depositato lo scorso dicembre in Regione Liguria, ora come Lega abbiamo coinvolto anche l’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci) chiedendo un supporto per arrivare alla definizione di provvedimenti omogenei e uniformi sul territorio.
Ricordo che la direttiva Bolkestein è stata approvata nel 2006 dal Parlamento europeo e interessa, nello specifico, le concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreative: spiagge, pesca, ormeggiatori etc. Dopo una serie di proroghe concesse da diversi decreti legge, si è così arrivati alla scadenza del 31 dicembre 2020.
Occorre una riforma per valorizzare e promuovere al meglio il bene demaniale delle coste italiane
La provvidenziale norma del 2018, voluta dall’allora ministro leghista Gianmarco Centinaio e votata dal nostro Parlamento, ha individuato un periodo transitorio per effettuare una complessiva riforma salvaguardando i legittimi diritti dei concessionari.
Oltre a estendere la durata delle concessioni al 2033, la legge attualmente in vigore indica alcuni atti, da assumersi successivamente all’approvazione, per riordinare il settore attraverso una generale revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime. Nella fattispecie, prevede l’adozione di due Dpcm.
In sostanza – continua il consigliere regionale -, l’obiettivo era quello di andare verso un nuovo modello di gestione delle imprese turistiche operanti sul demanio marittimo. Ossia una riforma per valorizzare e promuovere al meglio il bene demaniale delle coste italiane, che rappresenta un elemento strategico per il sistema economico e di attrazione turistica del territorio.
Quindi entro il 31 dicembre 2020 l’Esecutivo avrebbe dovuto dare seguito agli impegni contenuti nella Legge Centinaio. In prima istanza, attraverso l’approvazione del Dpcm che era già pronto ad agosto 2019, ma che non è stato preso in considerazione dall’attuale Governo in carica.
Questo comportamento menefreghista e dannoso per il Paese, in particolare per regioni costiere come la Liguria, ha spinto la Commissione europea a chiedere spiegazioni all’Italia, attraverso una lettera di messa in mora.
L’inaccettabile inerzia del Governo Conte 2 ha quindi creato una situazione di caos e di grande incertezza nelle pubbliche amministrazioni interessate, che in molti casi non si sono sentite tutelate nel procedere con l’applicazione della Legge Centinaio.
Di particolare rilievo è il fatto che Bruxelles abbia inteso mettere in mora l’Italia solamente ora e non nel 2018. In ogni caso, la validità della norma è stata più volte riconosciuta pure dai giudici di diversi Tar. L’ultimo pronunciamento, che conferma le altre sentenze e ribadisce che bisogna applicare la legge n.145/2018, è quella dei magistrati del Tar della Puglia del 15 gennaio scorso.
Non è tutto. Perché anche la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha ribadito la compatibilità con la direttiva servizi (Bolkestein) di una norma nazionale di attuazione che tuteli le aspettative e il legittimo affidamento con riferimento a rapporti di concessione demaniale sorti in epoca antecedente rispetto alla data di adozione della direttiva (2006).
In altre parole, l’Italia oggi risulta inadempiente in quanto, dopo l’approvazione della legge, manca l’approvazione della specifica normativa di riordino della materia e di attuazione della direttiva europea.
Come hanno giustamente evidenziato i giudici del Tar – conclude Mai -, per scongiurare la procedura di infrazione è necessario che il Governo approvi tempestivamente la normativa di avvio del processo di riordino della disciplina consentendo situazioni uniformi per l’intero territorio nazionale, ma in ogni caso l’unica norma da applicare è la legge n. 145/2018, attesa la prevalenza della norma nazionale sulla direttiva Bolkestein che non è auto-esecutiva e pertanto non è suscettibile di diretta e immediata applicazione>>.
G. D.