Asce in pietra del Monte Beigua trovate in una antica necropoli bulgara
Dalla Catalogna alla Scozia alla Bulgaria, il viaggio della pietra “verde”
Monte Beigua nel mondo
– Che le asce in pietra verde del Beigua abbiano raggiunto importanti insediamenti preistorici europei lo si sapeva, quello che invece ci ha sorpreso, durante una recente visita al Museo archeologico di Genova Pegli, è stato il ritrovamento di un’ascia nella tomba più ricca del V millennio a.C. in Bulgaria.
Il museo di Pegli rappresenta il meglio di quanto le grotte e gli insediamenti dell’uomo preistorico ligure abbiano restituito alla Conoscenza durante gli scavi archeologici eseguiti fin dagli albori della ricerca due secoli fa (asce in foto di copertina). Info QUI
Uno dei più importanti ricercatori di allora fu il sassellese Don Deo Gratias Perrando, cui Sassello gli ha dedicato il museo nella propria abitazione (vedi sito e storia della famiglia QUI). Egli raccolse migliaia di oggetti, poi venduti per metà all’Università di Genova e l’altra metà al Comune di Genova poi esposti appunto nel museo di Pegli.
Ed è stata proprio la direttrice Patrizia Garibaldi che ci ha suggerito la lettura di un pannello esplicativo (foto) dove è riportato al titolo “Pietre verdi”: <<Sono le “pietre nuove” del Neolitico, ricercate dagli agricoltori per fabbricare asce, accette, zappe e picconi. La più rara e pregiata è la giadeite, di colore verde chiaro, che si trova nella zona del Monte Beigua (Sv) e nelle Alpi Occidentali. Le rocce verdi liguri hanno viaggiato durante il Neolitico per 2000 km. sino in Scozia e in Bulgaria, dove nelle tombe di Varna si trovano accanto a ricchissimi oggetti in oro>>.
La necropoli dell’Età del Rame della città di Varna (Bulgaria) risale al V millennio a.C. e la sua scoperta la si deve ad un operaio Raycho Marinov che negli anni ’70 la mise in luce durante lavori con il suo escavatore.
Data l’importanza del sito le campagne di scavo archeologico furono condotte dal 1972 al 1991, fin quando nel 1993 i numerosi reperti furono collocati nel museo di Varna (foto).
La necropoli, di importanza mondiale, restituì ben 294 tombe e quella che catturò l’attenzione degli studiosi fu la numero 43, proprio quella riportata in foto al museo di Pegli. Al suo interno i resti di un uomo importante, forse un sovrano, poi definito l’uomo di Varna, con grandi quantità di manufatti d’oro, compreso uno scettro ed una guaina.
Basti pensare che nella necropoli di Varna furono trovati oltre 22 mila manufatti, e fra questi più di tremila in oro, per un peso di 6 chilogrammi. Nessuna necropoli ha mai restituito tanto. E non solo oro, anche strumenti di selce e ossidiana, perle, conchiglie, ceramiche, e, quel che più coinvolge la Liguria, un’ascia in pietra verde del Monte Beigua (foto) proprio nella tomba 43 accanto all’illustre ospite.
Sono questi i valori dell’archeologia, dove l’importanza non sta nel cercare oggetti di grande valore venale, bensì nel ricostruire la vita di quei tempi. O, come in questo caso, a scoprire come quell’uomo preistorico, con il solo uso delle proprie gambe o in groppa di un cavallo, abbia potuto trasportare, e barattare, un certo tipo di pietra, dal Monte Beigua alla Catalogna, dalla Scozia fino al grande condottiero bulgaro (foto).
G. D.