Padre e figlio, detenuti, danno fuoco alla cella nel carcere di Imperia

Padre e figlio, detenuti, danno fuoco alla cella nel carcere di Imperia
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Per il Sappe gli stranieri dovrebbero scontare la pena nei paesi di origine, mentre tossicodipendenti e psichiatrici in Comunità adeguate

Carceri Liguria

– <<Nel primo pomeriggio, presso la Casa Circondariale di Imperia, due detenuti, padre e figlio, hanno appiccato il fuoco nella propria cella, incendiando alcune lenzuola, dopo avere litigato con un altro ristretto – spiega Vincenzo Tristaino, segretario per la Liguria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe -.

In tale circostanza, subito il personale di Polizia Penitenziaria è riuscito a spegnere l’incendio evitando che le fiamme si potessero propagare nella cella mentre il più giovane dei due detenuti, ovvero il figlio, è stato portato in ospedale per una botta presa alla mano>>.

Questo è quanto avvenuto nelle ultime ore nella struttura detentiva di Imperia.

<<Il Sappe – incalza -, in più occasioni ha chiesto pubblicamente che chi di dovere tenga in considerazione le criticità dei penitenziari liguri che evidentemente non sono più in condizione di gestire le troppe tipologie di detenuti, spesso mandati qui dal Provveditorato regionale di Torino, con una presenza di soggetti dalla personalità particolarmente violenta, senza alcuna possibilità di diversa collocazione all’interno della Regione.

Ora la Liguria dipende dal Piemonte e, come la segreteria regionale ligure del Sappe ha denunciato in più occasioni, l’ufficio regionale di Torino si sbarazza dei detenuti più pericolosi e problematici mandandoli in Liguria.

Non a caso, buona parte dei gravi eventi critici violenti che accadono vedono protagonisti proprio detenuti assegnati da Torino. Insomma, la Liguria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale del Piemonte. Questo è inaccettabile!

E siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno>>.

La ricetta del segretario generale del Sappe, Donato Capece, è quella di intervenire sulla carenza di organico, sulle aggressioni al personale di Polizia penitenziaria, sull’adeguamento delle risorse contrattuali e la dotazione del Taser e della tecnologia a supporto della sicurezza.

<<Da tempo, come Sappe – interviene Capece -, denunciamo le inaccettabili violenze che si verificano nelle carceri della Nazione: dal 2023 si sono registrati 1760 casi di violenza e 8164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza>>.

Un’altra soluzione proposta dal leader del Sappe riguarda i problemi connessi alla gestione dei detenuti stranieri che, secondo lui, vanno espulsi per scontare la pena nelle carceri dei Paesi di provenienza, oltre a quelli che riguardano tossicodipendenti e psichiatrici, che non dovrebbero stare in carcere ma in Comunità adeguate.

<<La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per sé così problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta – tuona il Segretario nazionale -.

Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento>>.

Il Sappe suggerisce infine il potenziamento degli uffici per l’esecuzione penale esterna attraverso le articolazioni territoriali della Polizia Penitenziaria, con personale opportunamente formato e specializzato.

 

G. D.