Liguria, il NO dei cacciatori ad abbattere i cinghiali, il perchè

Liguria, il NO dei cacciatori ad abbattere i cinghiali, il perchè
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Coldiretti: “situazione insostenibile, venga messo in sicurezza il territorio”

Il Ministero, in ottica peste suina, sollecita la Regione Liguria all’abbattimento dei cinghiali ma i cacciatori si rifiutano. Una querelle scoppiata dopo nove mesi di attesa degli abbattimenti che tutti si auspicavano.

I cacciatori lamentano una burocratizzazione della procedura e, soprattutto, il mancato ritorno “in natura” degli abbattimenti. Da sempre per i cacciatori abbattere i cinghiali significa anche una corposa borsa di carne, e per loro riesce incomprensibile come la Regione voglia bruciarli senza lasciare loro, dopo le opportune analisi, la consueta “borsa” sana.

Già prima dell’esplosione della peste suina le analisi dei fegati erano obbligatorie; pertanto, anche ora sarebbe sufficiente lasciare ai cacciatori, dopo le analisi, gli ungulati sani e senza malattie, peste suina in primis, provvedendo a bruciare quelli ammalati.

Coldiretti Liguria non condivide le braccia incrociate dei cacciatori e tuona.

<<Nonostante la normativa regionale e le indicazioni ministeriali – incalzano Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti Liguria, e Bruno Rivarossa, delegato confederale – i cacciatori di 36 squadre dell’Atc1 Savona-Levante si rifiutano di abbattere i cinghiali, dal momento che, a causa dell’epidemia della Peste suina africana (Psa), una volta uccisi dovrebbero consegnare gli animali all’Asl2 Veterinaria per le analisi del caso.

Tutto questo non è accettabile: la situazione è ormai insostenibile e non è pensabile, a ridosso dell’apertura della stagione venatoria, ritardare ancora l’abbattimento degli ungulati.

I cinghiali rappresentano il principale veicolo di diffusione della Peste suina africana (Psa), con oltre 2,3 milioni di animali che stringono d’assedio città e campagne, da Nord e Sud della Penisola. Bloccare in questo modo le operazioni che consentirebbero il contenimento dell’epidemia – proseguono da Coldiretti -, limitando altresì l’invasione degli animali e i conseguenti danni alle colture della zona, causerebbe un danno enorme in termini sia economici che di sicurezza>>.

Tra quattro giorni, domenica 2 ottobre, il Priu prevede che si potranno abbattere fino a 35451 cinghiali, vale a dire il 180% di quanto fatto nell’ultimo anno. Infatti, una nota del Ministero della Salute del 12 settembre, nell’ottica del contrasto alla peste suina, ha caldamente invitato la Regione Liguria a “attuare quanto prima le misure previste dal piano integrato di eradicazione, trasmesso con nota Dgsaf prot. n. 18714 del 3 agosto 2022, trasmettendo altresì alla Commissione europea l’integrazione del Piano di sorveglianza nazionale Psa 2021/2022 per quanto riguarda le misure di eradicazione in Liguria e nel limitrofo Piemonte per il 2022”.

<<Se i cacciatori si rifiutano in tal modo di mettere in atto gli abbattimenti, opponendosi allo svolgimento di attività fondamentali per la sicurezza di cittadini, agricoltori e allevatori della Liguria – concludono Boeri e Rivarossa – rischiano di confermare l’ipotesi di interessi economici che vanno ben oltre il concetto di caccia sportiva. Le istituzioni devono prenderne atto, e comunque trovare una via alternativa per portare a termine le operazioni, anche mettendo in campo l’esercito se necessario. Il territorio deve essere tutelato e messo in sicurezza: è fondamentale che le disposizioni ministeriali vengano rispettate nell’interesse di tutta la comunità, e nessuno può arrogarsi il diritto di rallentare tali operazioni>>.

Come sempre la guerra è tra i poveri, gli ungulati scorrazzano ancora tranquilli, ma per quanto?

 

G. D.