Peste suina un caso a Cassinelle, Coldiretti: rete, sperpero fondi pubblici
Rete di contenimento, così costruita serve a ben poco
Come andrebbe fatta la recinzione
Come è stata fatta
I casi positivi alla peste suina all’11 luglio sono in totale 165: 106 in Piemonte, 59 in Liguria, poiché è stato registrato un nuovo caso in Piemonte in provincia di Alessandria a Cassinelle, ed è il settimo caso di peste suina in quel comune da quando è iniziata l’emergenza.
Nel frattempo, la Coldiretti interviene ancora una volta sulla tanto famosa recinzione che dovrebbe fermare e contenere i cinghiali. Una rete che da quello che si può finora vedere dai primi tratti installati, potrebbe valere per greggi di pecore e nulla più.
<<Si discute oramai da mesi sulla recinzione per il contenimento degli ungulati all’interno della zona rossa. La costruzione di un’opera faraonica come questa ha sempre destato tante perplessità sin dalla sua prima annunciazione – commenta Coldiretti Genova -; dai consigli degli esperti inviati da Bruxelles è emersa la soluzione di utilizzare questo sistema per contenere il diffondersi dell’epidemia nei cinghiali.
E l’Italia anche questa volta ha eseguito alla lettera quanto consigliato dall’Unione Europea, pur non essendo la nostra regione pianeggiante come gli altri paesi europei in cui è stata usata questa metodologia>>.
L’associazione agricoltori ricorda che la Liguria è una delle regioni più impervie d’Italia con un paesaggio collinare e tanti dislivelli, con la presenza di numerosi corsi d’acqua e tantissime gallerie e viadotti.
<<È stato raccontato che la presenza delle due autostrade avrebbe in qualche maniera migliorato e consentito con maggior facilità la posa di questa recinzione – prosegue -. Sono stati fatti proclami e date rassicurazioni in merito ai tempi ragionevoli di realizzazione sbeffeggiando per l’ennesima volta i nostri produttori che, lavorando duramente tutti i giorni nei campi sanno bene cosa vuol dire in termini di tempi di realizzazione e costi, difendere, innalzando “barriere”, il proprio terreno, il proprio lavoro ed il relativo reddito.
Sono anni, infatti, che le nostre imprese sono costrette a spendere dei soldi in “robuste” recinzioni per non lasciarsi abbandonare alla razzia quotidiana degli animali selvatici; tutti i tentativi di difesa con il cosiddetto “pastore elettrico” e reti leggere nel corso degli anni sono stati pressoché vani perché la forza dei cinghiali, soprattutto quando corrono, è tale da fargli superare senza neanche accorgersene tali minime barriere>>.
Ormai è circa un mese da quando è iniziata in Liguria la costruzione di questa recinzione che dovrebbe avere, almeno a preventivo, un costo tra i 6 e i 10 milioni di euro; nell’immaginario degli addetti ai lavori ci si aspettava che si sarebbe proceduto con l’istallazione di reti elettrosaldate, mentre da sopralluoghi effettuati direttamente dai dirigenti Coldiretti è emerso che si tratta di reti molto leggere, nemmeno ancorate al terreno del tipo di quelle che solitamente si utilizzano per la recinzione dei piccoli animali da cortile. Del tutto inutile per contrastare una emergenza di peste suina.
<<Qualcuno, di ciò che si sta realizzando, deve prendersi la responsabilità. Dopo il balletto interminabile della nomina del Commissario Straordinario ora è arrivato il tempo di decidere se il problema dei danni causati dagli animali selvatici in Liguria si vuole risolvere o se ci si vuole semplicemente togliere di dosso delle responsabilità anche effettuando opere inutili e costose – denunciano Luca Dalpian e Paolo Campocci rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Genova -.
Nel frattempo, le nostre aziende suinicole dell’area rossa non esistono più, tutti i maiali sono stati macellati o abbattuti senza aver ancora avuto neanche un euro di indennizzo né per il mancato reddito, né per i costi di un’eventuale riconversione produttiva.
All’esterno dell’area rossa gli oramai pochi allevamenti, che con tanto coraggio non hanno ancora “buttato la spugna”, sono stremati dovendosi districare tra norme poco chiare, vincoli e divieti. Nel frattempo – proseguono i vertici genovesi di Coldiretti – le aziende agricole tutte, in un anno calamitoso per quanto riguarda la siccità da record, per l’aumento delle materie prime e per il calo dei consumi in generale dovuto all’aumento dell’inflazione, sono costrette ogni giorno a fare i conti con i danni da cinghiali e caprioli.
Non siamo più disposti ad accettare quanto sta accadendo e ci faremo sempre più parte attiva nel denunciare con tutti i mezzi possibili. Questa recinzione, che una volta ultimata dovrebbe dare il via agli abbattimenti, così come viene realizzata, non può funzionare e si esortano le autorità competenti ad intervenire al più presto.
Sono mesi che chiediamo un piano di depopolamento dei cinghiali fuori dalla zona rossa ed indennizzi immediati per le imprese. Nella nostra regione gli ungulati vivono beati, passeggiano indisturbati per le strade – concludono Dalpian e Campocci -, depredano i frutti del lavoro dei nostri produttori associati ed oramai non è più così raro vederli sui litorali, mentre la nostra agricoltura rischia il tracollo>>.
G. D.