Peste suina cosa succede in Piemonte? Consiglio regionale ad Acqui

Peste suina cosa succede in Piemonte? Consiglio regionale ad Acqui
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Approvato il Piano regionale il 7 aprile in una seduta regionale tenuta ad Acqui Terme

La scorsa settimana dopo che la Camera ha approvato il decreto sull’emergenza peste suina africana, la Regione Piemonte il giorno dopo, 7 aprile, ha approvando a sua volta il proprio Piano regionale.

Lo ha fatto in un consiglio ad Acqui Terme, scelta strategica poiché la cittadina si trova nell’area direttamente coinvolta.

Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ad Acqui Terme ha incontrato gli enti locali ed i rappresentanti del comparto, insieme al commissario straordinario alla peste suina africana Angelo Ferrari, con i parlamentari e consiglieri regionali del territorio

<<Finalmente è arrivato l’intervento che attendevamo da Roma – commenta Cirio -. Avremmo auspicato una azione più rapida perché nel frattempo la Regione ha dovuto far fronte alla situazione solo con le proprie forze, dalle prime ordinanze già a fine gennaio, all’anticipo di 3 milioni di euro per gli indennizzi per gli allevatori che hanno dovuto abbattere capi sani perché all’interno della zona rossa, fino al fondo da quasi 2 milioni per l’agricoltura e le altre realtà danneggiate.

Abbiamo dovuto insomma anticipare ciò che a livello nazionale è stato definito solo ieri (6 aprile n.d.r.) con lo stanziamento dei primi 10 milioni di euro – prosegue il presidente -, che serviranno a creare una rete di contenimento per bloccare il passaggio dei cinghiali infetti dall’area rossa a quelle non contaminate e agli indennizzi per le nostre aziende che dopo le conseguenze del covid, della guerra e dei rincari dell’energia e delle materie prime si trovano adesso a fronteggiare questa nuova emergenza e non possono essere lasciate sole>>.

<<Da lunedì (11 aprile n.d.r.) inizieranno i sopralluoghi per il posizionamento delle reti di recinzione – conferma il vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso -. Un passo necessario per avere le deroghe che permetteranno, non appena partita questa operazione, di riprendere in parte le attività forestali e di outdoor>>.

<<Abbiamo un milione e 300 mila capi suini da salvare, avendone già dovuti uccidere 3.000 sani, che avevano l’unica colpa di trovarsi all’interno della zona infetta – ha sostenuto l’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa -.

Questo comporta dei danni, e abbiamo affrontato con l’Europa il problema dei ristori. Lo abbiamo fatto quando ancora nessuno aveva capito l’entità del problema. Oggi finalmente abbiamo un decreto e anche delle risorse: se potrà servire per fare in modo che tutte le restrizioni attualmente in campo possano progressivamente essere eliminate avremo fatto un passo avanti.

Il decreto – continua l’assessore – dice che dobbiamo erigere una recinzione, a questo punto scatta la disponibilità degli amministratori a collaborare per posizionarla nel modo migliore possibile. Il virus si sposta di un chilometro alla settimana. Occorre tempismo, sono già passati due mesi: mi auguro che il Commissario per l’emergenza abbia davvero tutti i poteri che servono per agire in tempi rapidi>>.

<<L’epidemia causata dal virus della peste suina africana nella popolazione di cinghiali, pur non avendo un impatto sulla salute pubblica, rappresenta un’emergenza sanitaria con un forte impatto economico e di immagine sul sistema Piemonte – afferma l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi -, oltre che con ricadute sull’economia dell’intero Paese a causa dei blocchi commerciali messi in atto dai Paesi terzi nei confronti dei prodotti alimentari italiani.

La Sanità regionale – prosegue Icardi – è impegnata sul fronte di questa emergenza con misure straordinarie per evitare il passaggio del virus dai suini selvatici (cinghiali) ai suini domestici, la diffusione del virus ad altri territori e il suo spostamento in altre aree con l’insorgenza di focolai secondari. In linea con le indicazioni nazionali e internazionali, l’Assessorato della Sanità ha svolto sino ad oggi un ruolo operativo e di coordinamento delle attività per il controllo dell’epidemia, impegnandosi a ristorare nel più breve tempo possibile i danni legati all’abbattimento e distruzione dei suini per motivi sanitari>>.

Pare quindi che anche in Piemonte, come in Liguria, il tempo trascorra inesorabile senza alcun intervento pratico in quattro mesi, mentre i cinghiali allargano sempre più il proprio orizzonte.

 

G. D.