Emergenza peste suina, Buschiazzo Sassello: Decreto legge una mano senza dita

Emergenza peste suina, Buschiazzo Sassello: Decreto legge una mano senza dita
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Accorato intervento di chi con i contagi amministra da due anni in aree particolari

Sassello

– In poco più di un mese dall’esplosione della peste suina, peraltro ben distante da qui, l’entroterra savonese ha visto di tutto: ordinanze ministeriali e regionali, divieti e restrizioni, abbattimenti e macellazioni, addirittura gli osservatori europei.

Quel che appare certo è che si siano prese misure affrettate per le chiusure agli esseri umani, e tardive per gli animali. Infatti al momento le persone devono convivere tra divieti e obblighi, mentre i cinghiali scorrazzano indisturbati tra monitoraggi e discorsi.

A proposito di peste suina riceviamo da Sassello alcune considerazioni da Daniele Buschiazzo, sindaco di Sassello e presidente del Parco Beigua.

<<L’incontro promosso il 16 febbraio da Regione ed Anci Liguria è stato sicuramente positivo – commenta Buschiazzo -. Innanzitutto, perché si è trovata un’unità di intenti a difesa del territorio e delle attività che lo vivono.

Il fatto che la zona infetta vada riperimetrata e, anche al suo interno, vengano in qualche modo stabilite delle norme di fruizione del territorio (con regole di biosicurezza e informazione) è fondamentale e urgente. Dopo due anni di Covid-19 e due pesanti alluvioni (2019 -2021) le attività sono stremate e non possiamo lasciar passare mesi per uscire da questa situazione.

Anche perché ben che vada uscirne significa un anno dall’ultimo ritrovamento di carcassa infetta: questo non lo dobbiamo dimenticare.

A proposito di tempo perso – prosegue il sindaco -, sottolineo che è trascorsa una settimana prima che il decreto-legge che introduce misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana sia stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale: oggi lo troviamo in gazzetta ufficiale e possiamo dire che la montagna ha partorito il topolino.

Parto dall’articolo 5 “Clausola di invarianza finanziaria”. Penso che si commenti da solo: lo Stato intende affrontare un’emergenza nazionale riversando gli interventi urgenti sulle casse di Regioni e Comuni. Faccio un esempio: nel decreto c’è la famosa questione della recinzione che non è proprio una banalità per un territorio difficile come il nostro e, se non c’è impegno di spesa da parte del Governo, significa che devono pagarsela Regioni ed Enti Locali.

Sembra che il Governo giudichi rilevante questa situazione solo per le aziende suinicole della Pianura Padana (ed emerge anche leggendo il decreto che l’unico problema è quello per Roma).

Condivido che sia una priorità perché rappresentano una fetta importante del Pil italiano e, di conseguenza, eventuali conseguenze negative ricadrebbero su tutti e, giustamente e legittimamente, le lobbies economiche fanno sentire la loro voce.

Tuttavia – continua Buschiazzo -, chi ne sta subendo le conseguenze negative (con il rischio di una desertificazione economica totale) è un territorio che dopo il Covid cominciava a proporre un modello di sviluppo realmente sostenibile. Questo secondo aspetto non è affatto considerato dal Governo (non si è mai parlato concretamente di ristori alle altre attività economiche diverse dalla zootecnia, né di investimenti forti su un territorio già duramente colpito da altre avversità).

Quindi, anche da parte nostra come Sindaci, dovremo pensare azioni più eclatanti e incisive (ovviamente nei limiti della legalità) per portare la nostra voce laddove oggi non è affatto ascoltata.

Il Decreto è di fatto una mano senza dita. Trenta giorni, previo parere Ispra e Centro di referenza nazionale per la peste suina (che hanno ulteriori venti giorni di tempo), per il piano di controllo ed eradicazione sembrano un po’ tanti se è un’emergenza.

Dov’è finito il modello Genova?

Sarebbe un po’ come se da Sindaco dovessi fare una somma urgenza dopo l’alluvione e prima di partire con i lavori dovessi chiedere parere a Soprintendenza e Regione. Una delle cose condivisibili della relazione degli ispettori europei è: no more wild boars, no more virus. Non più cinghiali, non più virus. Quindi, è necessario accelerare in questo senso.

E poi, al commissario sarà affidato solamente di coordinare i servizi veterinari delle aziende sanitarie locali competenti per territorio e verificare la regolarità dell’abbattimento e distruzione degli animali infetti e dello smaltimento delle carcasse di suini, nonché le procedure di disinfezione svolte sotto il controllo della Asl competente. Vengono assunti 10 veterinari ma alla Direzione centrale del Ministero della Sanità (non sul territorio). E il nome del Commissario nel decreto non è individuato.

Ritorno al modello Genova: dov’è finito? Il Governo lo ha già dimenticato?

Le recinzioni degli allevamenti vanno fatte in deroga ai regolamenti edilizi comunali, ma non all’autorizzazione paesaggistica, al vincolo idrogeologico e inedificabilità in prossimità di rii e torrenti. Questa la dice lunga sulla considerazione che i Ministeri hanno degli Enti Locali.

Chiudo con un suggerimento da profano (e, quindi, premetto che può essere una sciocchezza). I cinghiali frequentano moltissimo le pozze e le zone umide. Dal momento che la letteratura scientifica dice che il virus della Psa sopravvive un mese in acqua, potrebbe avere un senso campionare l’acqua delle pozze per avere più dati su cui valutare una restrizione dell’area. Il mio ragionamento – conclude il sindaco di Sassello – deriva quello che è stato fatto nel 2021 quando venivano analizzate le acque reflue per cercare tracce del Covid-19>>.

 

G. D.