Tribunale di Alessandria condanna un pastore 70enne a 11 anni di carcere per incendi boschivi

Tribunale di Alessandria condanna un pastore 70enne a 11 anni di carcere per incendi boschivi
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Colpevole anche di atti persecutori nei confronti di una vedova che lo aveva denunciato

Il Tribunale di Alessandria ha condannato M.F., pastore 70enne di Grondona, a 1 anno e 6 mesi di reclusione per il reato di furto, a 2 anni e 8 mesi per atti persecutori e a ben 7 anni e 6 mesi per incendio boschivo – pena, quest’ultima, tra le più alte di quelle comminate per reati di questo tipo – per un totale di 11 anni e 8 mesi.

L’impianto accusatorio sostenuto dal magistrato Lisa Iovane, sulla base di quanto raccolto dai Carabinieri del Comando Provinciale Carabinieri di Alessandria e del Gruppo Carabinieri Forestale di Alessandria, ha dunque trovato l’epilogo nella condanna esemplare del Tribunale di Alessandria, anche alla luce della gravità delle condotte ascritte all’imputato, in passato resosi già responsabile di reati altrettanto gravi.

L’indagine era stata molto articolata e complessa, richiedendo uno sforzo corale di più reparti dei Carabinieri, sia territoriali che forestali, anche a causa della difficoltà di raccogliere testimonianze utili per via del chiaro potere di intimidazione che il 70enne aveva esercitato per anni nei confronti della comunità in cui vive.

Tutto aveva avuto inizio nel mese di luglio 2017 con il sequestro congiunto, da parte delle locali Stazioni Carabinieri, territoriale e forestale, del Nas e dell’Asl di Alessandria, di un terreno di proprietà della Curia di Tortona dato in comodato d’uso al pastore sardo e alla sua famiglia per esercitarvi la pastorizia.

Il sequestro era stato necessario per via dell’uso di alcuni beni vincolati dalla Soprintendenza che erano stati danneggiati. Poco dopo, sul territorio hanno cominciato a registrarsi numerosissimi incendi, alcuni anche estesi a causa dell’afa di quei giorni. Si ricorderà l’incendio verificatosi a Pozzolo Formigaro, lungo un terreno della Strada Provinciale, che danneggiò una decina di ettari di un frutteto, con il rischio di attingere un capannone posto sotto sequestro dalla Polizia Provinciale, dove erano stoccati diversi elettrodomestici che avrebbero potuto innescare un grave danno ambientale. Numerosi gli incendi boschivi ricondotti all’azione dell’uomo, almeno sette, compiuti nel giro di una decina di giorni.

Tra i capi d’accusa, anche il furto di una foto-trappola, che l’uomo aveva successivamente utilizzato per controllare i movimenti delle Forze dell’Ordine, come emerso anche dalle attività tecniche svolte dai Carabinieri, nonché il reato di atti persecutori nei confronti di una abitante del posto, nel frattempo rimasta vedova, che ha avuto il coraggio di denunciarlo, affidandosi alla locale Stazione dei Carabinieri, nonostante i comportamenti del 70enne avessero ingenerato un forte stato d’ansia nel suo nucleo familiare, preso di mira con angherie di vario tipo, che si stava ripercuotendo fortemente anche sull’attività lavorativa.

Diverse le condotte attribuite all’uomo: pesanti insulti e minacce, acutizzatisi dopo la morte del marito, teste di animali abbandonate nel cortile di casa, passaggi frequenti dall’abitazione al solo scopo di ingenerare nella donna uno stato d’ansia, ancor più esacerbato per via di altri comportamenti caratterizzati da prepotenze e ritorsioni nei confronti di altre persone della comunità, sempre all’insegna del rancore che lo stesso non aveva mancato di manifestare e condividere apertamente in più circostanze e ogniqualvolta non venisse assecondato il suo volere.

Il lavoro sinergico e determinato delle varie componenti dell’Arma del territorio, che hanno raccolto ogni elemento utile alla ricostruzione dei fatti e messo a sistema tutte le citate condotte, riferendole all’Autorità Giudiziaria di Alessandria che ha condotto le indagini, aveva consentito già nel dicembre 2018 di ottenere la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo, che ora dovrà scontare la pena comminatagli.

 

Questa la notizia del 4 dicembre 2018

Grondona: arrestato 68enne ritenuto responsabile di numerosi incendi boschiviI Carabinieri del Comando Provinciale di Alessandria, congiuntamente ai colleghi del Gruppo Forestale, hanno tratto in arresto, al termine di una complessa attività di indagine, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Alessandria, M.F., 68enne, residente a Grondona (AL).Le indagini sono state avviate a seguito di una serie di incendi, alcuni dei quali boschivi, che hanno interessato anche dei frutteti, così configurando le ipotesi aggravate sanzionate dall’art. 423 bis del Codice Penale. I numerosi episodi di abbruciamento e appiccamento si erano verificati nei mesi di luglio e agosto dello scorso anno. Ben 23 gli incendi “censiti”, che avevano interessato in particolar modo il territorio del Novese, da Borghetto Borbera a Vignole Borbera, da Arquata Scrivia a Serravalle Scrivia, fino a lambire una vasta area adibita a frutteto di Pozzolo Formigaro e Litta Parodi, frazione di Bosco Marengo.I Carabinieri delle locali Stazioni Carabinieri Forestali, considerata la vicinanza temporale e geografica dei diversi episodi, perlopiù incendi di sterpaglie e qualche incendio boschivo, hanno così iniziato a vagliare l’ipotesi che una tale costanza e sistematicità, lasciava ad intendere come dietro agli eventi incendiari in questione potesse esservi la mano di un’unica persona.Da uno studio storico dei registri che i Carabinieri Forestali tengono in caserma, hanno inoltre appreso che, anche se da un anno non vi erano più stati abbruciamenti di quel tipo, nei precedenti nove anni si erano registrati una serie di fenomeni analoghi nei Comuni di Grondona, Arquata Scrivia, frazione Varinella, località Chittandrino, Vignole Borbera.Per tale motivo, oltre ad acquisire presso i Vigili del Fuoco di Novi Ligure copia del registro delle segnalazioni delle loro uscite, per potere avere un quadro completo degli interventi di spegnimento, procedevano alla successiva georeferenziazione, nonché all’effettuazione di rilievi accurati in occasione dei successivi episodi verificatisi, a seguire dei primi, nel mese di agosto.Tale attività di acquisizione dati e successiva analisi degli stessi consentiva di individuare delle costanti nella scelta degli obiettivi e nel percorso seguito da chi o coloro che avevano appiccato il fuoco. La ricerca e l’attenta visione e valutazione anche dei filmati tratti dai sistemi di videosorveglianza, hanno in ultimo consentito agli investigatori di avere un quadro d’insieme di sicuro interesse, caratterizzato, in particolare, dalla presenza ricorrente di un’autovettura modello Panda di colore blu, la cui targa è risultata essere proprio quella in uso al pastore di origini sarde.A quel punto, una meticolosa attività d’indagine, condotta anche mediante ausili tecnici, unitamente ai Carabinieri di Arquata Scrivia e dell’Aliquota Operativa di Novi Ligure, ha consentito di ricostruire un articolato e ponderoso quadro di responsabilità a carico dell’uomo, poi condiviso pienamente dall’Autorità Giudiziaria, che ha ritenuto di emanare a carico dell’ultrasessantenne, peraltro già responsabile in passato di reati contro il patrimonio, lesioni personali, delitti relativi alla detenzione illegale di armi e altri gravi reati contro la persona, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita nel tardo pomeriggio di ieri dai Carabinieri operanti.Gli incendi, pur se in alcuni casi limitati alle sterpaglie, hanno talvolta interessato vere e proprie aree boschive, con il rischio si propagassero anche nelle vicine aree abitate. In un episodio, che ha interessato il sottopasso ferroviario di Serravalle Scrivia, Via Nuova Vignole, le fiamme avevano addirittura interessato la sede ferroviaria, compromettendo, se non tempestivamente spente, la tratta ferroviaria Milano-Genova. Gli altri incendi attribuiti alla mano dell’uomo si sono verificati nell’arco temporale tra il 26 luglio 2017 e il 24 agosto 2017.Emblematica è stata la condotta relativa all’abbruciamento di sterpaglie in ben 5 punti di entrambi i lati di una strada a Vignole Borbera a fine luglio 2017. L’autovettura dell’uomo, proprio in orario compatibile con le segnalazioni alla Sala Operativa dei Vigili del Fuoco, è stata ripresa più volte mentre percorreva entrambi i sensi di marcia. La zona non era abitualmente frequentata dall’uomo e tale circostanza si è dimostrata particolarmente indicativa riguardo all’accertamento delle sue responsabilità.Altro episodio che aveva molto colpito la comunità era stato quello dell’incendio di un frutteto, molto esteso, circa mezzo ettaro, verificatosi a fine agosto 2017, incendio aggravato ai sensi dell’art. 423 bis, sulla strada provinciale 35 bis. Gli inquirenti hanno ricostruito come quel giorno fossero stati appiccati almeno altri due incendi: a Vignole Borbera (località cimitero) e a Serravalle Scrivia (altezza sottopasso ferroviario), oltre ad un altro ancora, successivo rispetto a quello di Pozzolo Formigaro, che interessò nella stessa giornata un’area della frazione Litta Parodi di Bosco Marengo.Giova ricordare come per incendio boschivo debba intendersi qualsiasi abbruciamento incontrollato con suscettività ad espandersi ad area boscata, un reato punito molto severamente dalla legge, con la reclusione da 4 a 10 anni, di cui si risponde addirittura anche per l’ipotesi colposa (ovvero per negligenza, imprudenza e imperizia).Sempre dalle indagini svolte si è infine accertato che l’uomo avesse posto in essere tale condotta per un fine meramente antisociale, ossia per vendicarsi di un’attività di polizia interforze, effettuata proprio a fine luglio 2017 dai Carabinieri del Nas di Alessandria e dai Carabinieri delle locali Stazioni territoriali e forestali.Dalle indagini sembra infatti che il motivo del gesto non fosse legato ad una patologia specifica, nota tecnicamente come “piromania”, ma ad una vera e propria condotta criminale di tipo “comunicativo”: lo scopo dell’uomo, infatti, potrebbe essere stato quello intimidatorio e ritorsivo nei confronti dell’autorità precostituita, “responsabile” del sequestro del terreno, avvenuto proprio a fine luglio, che il pastore aveva ricevuto in comodato d’uso dalla curia locale.Un duro colpo, questo, per lui, che vi praticava l’attività di pastorizia e di allevamento di bovini, utilizzando come ricovero per gli animali e come laboratorio per la produzione di formaggi dei ruderi ivi adiacenti che, essendo sottoposti a vincolo paesaggistico per il D. Lgs. 42/2004, non avrebbero potuto essere destinati ad alcun uso, tanto meno ad uno che ne comprometteva l’integrità. In quell’occasione gli operanti avevano notato all’interno dell’ovile abbruciamenti lungo la scarpata verso la valle dietro l’ovile, tipico di uno smaltimento abituale di rifiuti tramite combustione degli stessi (vietato dalla legge).

 

G. D.