Si riparla di miniera nel Beigua, lo fa il ministro D’Urso, la replica di Buschiazzo
Cinquant’anni di lotte sulle montagne del Beigua
Sassello miniera Tarinè
– Da tempo non se ne parlava, quindi ha pensato bene il ministro Urso di riprendere il discorso sulle miniere italiane, peraltro quasi tutte dentro parchi: «Entro fine anno le norme per riaprire le miniere in Italia, stiamo già aggiornando le mappe», cita Il Corriere in una intervista.
È evidente che trattare di miniere escludendo il titanio del monte Beigua non si può; quindi, ritorna l’allarme tra la popolazione e gli amministratori che stanno lottando dagli anni ’70 del secolo scorso: oltre cinquant’anni!
Immediato l’intervento del presidente del Parco del Beigua Daniele Buschiazzo, che stamane ha preso calamaio e piumi ed è ritornato sull’annoso argomento.
<<Nel caso delle miniere di titanio, la concentrazione del biossido TiO2 dei giacimenti attualmente coltivati varia tra il 5 e il 20% (a Piampaludo parliamo – studi alla mano – di una percentuale che va fra il 5 e il 6%). Ciò vuol dire che oltre l’80% del materiale estratto è sterile ed è destinato alla discarica – spiega Buschiazzo -.
A titolo di esempio, una delle più grandi miniere di ilmenite al mondo (Lac Tio Mine in Quebec, Canada) ha prodotto oltre 72 milioni di tonnellate di materiali di scarto, generando discariche a cielo aperto che occupano approssimativamente 100 ettari di territorio, con un’altezza variabile tra 20 e 80 metri.
Sebbene il titanio di per sé non abbia un impatto significativo per l’ambiente e la salute umana, le lavorazioni potrebbero innescare rischi correlati alla presenza di metalli potenzialmente ecotossici (ad esempio cobalto, nichel, cromo, vanadio e zinco) e di minerali classificati come amianto.
Il rischio amianto è in particolare significativo nei giacimenti associati a rocce ofiolitiche come le eclogiti del giacimento ligure di Piampaludo. Eclogiti che contengono asbesto prosegue il presidente -.
Nonostante le considerevoli potenzialità economiche dei giacimenti di rutilo nelle eclogiti, ad oggi esiste soltanto una miniera attiva in questo tipo di rocce (Daixian, Cina – considerando la sensibilità verso l’ambiente di questo Paese, non mi sembra un caso).
Ciò è dovuto sia agli altissimi costi di estrazione in rocce dotate di durezza elevatissima, sia alle costose procedure di estrazione del minerale utile, che comportano la completa liberazione del minerale mediante macinazione fine e la sua successiva concentrazione in appositi impianti di flottazione.
A questi costi si aggiungono quelli correlati alla mitigazione del rischio ambientale e sanitario, aggravati dalla presenza rilevante di anfiboli sodici, minerali classificati come amianto di crocidolite dalla normativa vigente.
A questo quadro, che a me parrebbe già molto complesso, aggiungo che l’ipotetica di miniera di Titanio in buona parte sarebbe dentro un Parco, il Parco del Beigua di cui mi onoro di essere presidente. Parco che, oltre ad essere uno scrigno di biodiversità, è riconosciuto dall’Unesco come Geoparco.
Ricordo poi che le normative europee, nazionali e regionali vietano nei parchi e nelle aree protette della Rete Natura 2000 di realizzare cave e miniera (questa in particolare sarebbe una miniera a cielo aperto).
Per tutte queste ragioni siamo certi che, insieme all’opposizione del nostro Ente, di tutte le Amministrazioni locali e delle popolazioni residenti nel Parco, ci sarà anche l’opposizione della Regione Liguria, che dopo la riforma del Titolo V della Costituzione ha sicuramente competenza in materia.
Infine, pare davvero bizzarra come una ipotesi di intervento di coltivazione mineraria all’interno di un Parco, che perderebbe così ogni forma di tutela, quando gli obbiettivi stabiliti dalla Strategia dell’Unione Europea sulla Biodiversità per il 2030, sottoscritta da tutti gli Stati Membri, sono rivolti all’intensificazione della protezione e del ripristino della natura. La Strategia – conclude Buschiazzo – definisce chiaramente la necessità di proteggere il 30 % della superficie terrestre e il 30 % del mare della UE, andando ad accrescere (non certo a diminuire) l’estensione della Rete Natura 2000 e delle aree protette>>.
Tant’è siam sempre lì!
G. D.