Dopo la violenza di ieri al carcere di Marassi le proteste della Polizia Penitenziaria
Il sindacato Sappe torna a sollecitare provvedimenti ministeriali per il penitenziario della Valbisagno
Genova Marassi
– Quella di ieri è stata una brutta giornata di violenza per la Polizia Penitenziaria di Marassi: una giornata di rabbia, dove un detenuto straniero ha aggredito tre poliziotti feriti, uno dei quali ha subìto un morso che gli ha staccato la pelle della mano sinistra, per un totale di 40 giorni di prognosi complessivi.
L’ira del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – Sappe è rivolta a tutti coloro che non hanno raccolto, in questi mesi, i reiterati allarmi dei rappresentanti sindacali dei Baschi Azzurri.
<<Il detenuto è riuscito a dare un forte morso alla mano del collega, tanto da procurargli delle ferite profonde, ed altri due appartenenti alla Polizia Penitenziaria sono rimasti anch’essi seriamente feriti – spiega il segretario regionale ligure Vincenzo Tristaino -. Speriamo finisca presto questo massacro nei confronti della Polizia penitenziaria, anche con strumenti idonei per garantire l’incolumità degli agenti.
Servono, e il Sappe lo rivendica da tempo, inascoltato dalle istituzioni deputate ad intervenire, urgenti provvedimenti per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge, strumenti come quelli in uso a Polizia di Stato e Carabinieri, ossia pistola “taser” e spray al peperoncino.
Non passa giorno che non si verificano aggressioni nei confronti della Polizia Penitenziaria che presta servizio in Liguria: e siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno.
Ditemi voi se si può continuare così – si domanda provocatoriamente il segretario -, con poliziotti sistematicamente presi di mira dalla frangia violenta dei detenuti. E queste sono anche le gravi conseguenze della chiusura del Provveditorato regionale di Genova, per una decisione politica tanto assurda quando dannosa. Ora la Liguria dipende, insieme alla Valle d’Aosta, dal Piemonte e, come abbiamo denunciato in più occasioni, l’ufficio regionale di Torino si sbarazza dei detenuti più pericolosi e problematici mandandoli nella nostra regione.
Non a caso – conclude Tristaino -, buona parte dei gravi eventi critici violenti che accadono vedono protagonisti proprio detenuti assegnati da Torino. Insomma, la Liguria e le sue carceri sono diventate la discarica sociale del Piemonte. E questo è inaccettabile>>.
Anche il segretario generale del Sappe, Donato Capece, esprime la solidarietà del primo Sindacato del Corpo al personale di Polizia rimasto ferito e aggiunge delle richieste.
<<Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto – commenta Capece -. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie.
Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. La Polizia Penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una Amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità>>.
Inoltre, Capece ha parole di apprezzamento per la professionalità, il coraggio e lo spirito di servizio dimostrati dai poliziotti penitenziari di Marassi a Genova.
<<Tutti i giorni i poliziotti penitenziari devono fare i conti con le criticità e le problematiche che rendono sempre più difficoltoso lavorare nella prima linea delle sezioni delle detentive delle carceri, per adulti e minori. Mi riferisco alla necessità di nuove assunzioni nel Corpo di polizia penitenziaria, corsi di formazione e aggiornamento professionale, nuovi strumenti di operatività come il taser, kit anti-aggressione, guanti antitaglio, telecamere portatili, promessi da mesi dai vertici ministeriali ma di cui non c’è traccia alcuna in periferia – conclude ->>.
G. D.