Principio rivolta di 200 detenuti al carcere di Marassi
Sappe Liguria “Grave episodio che riporta la sicurezza delle carceri agli anni 80. Serve una gestione sicura delle carceri liguri”
Una rumorosa quanto pericolosa protesta avvenuta nel carcere di Marassi con la quasi totalità dei detenuti appartenenti alla seconda sezione. Circa in 200 hanno inscenato una protesta sbattendo le ferraglie contro le sbarre delle finestre.
Il rumore è stato recepito dalle abitazioni vicine, essendo l’istituto praticamente circondato da palazzi.
Lo annuncia il Sappe della Liguria che definisce pericolosa questa manifestazione di protesta di massa “stile anni 80” e per certi versi annunciata.
La protesta – afferma il sindacato – è durata circa una trentina di minuti richiamando in servizio la maggior parte del personale disponibile. A scatenarla è stata la richiesta di ottenere più telefonate, celle aperte e l’adeguamento per i detenuti mussulmani in fase di ramadan.
<<Quanto accaduto oggi richiama la necessità di aumentare l’organico del personale e di cambiare la politica della sua gestione – commenta il segretario Michele Lorenzo –.
Non servono leggi svuota carceri quando all’interno esistono focolai di violenza.
Le proteste sono sempre preannunciate, non si può continuare a gestire un carcere di grosse dimensioni come quello di Marassi con pochi agenti e con un direttore ed un comandante che non hanno la titolarità dell’istituto.
Marassi purtroppo conta una carenza di personale che non ha precedenti, a fronte di un organico previsto di 381 poliziotti penitenziari, ce ne sono circa 300. Questo induce ad una diminuzione dei livelli di sicurezza dell’istituto dove sono presenti 650 detenuti.
Per questo – commenta il Sappe – ci vuole chiarezza su come s’intende gestire l’istituto, oggi è inaccettabile che Marassi non abbia un comandante ed un direttore titolare.
Il detenuto bisogna accontentarlo nelle sue richieste se queste però hanno un fondamento normativo, altrimenti diventa pericoloso.
Il Sappe chiede maggiore tutela per la Polizia Penitenziaria oggi priva dei suoi punti di riferimento e costretta ad arginare le forme di protesta senza strumenti. Con il rischio di essere sottoposti a procedimenti disciplinari se non penali in caso di intervento. Ci vuole chiarezza conclude il Sappe>>.