Scandalo esami falsi Università cosa rischiano i 22 indagati
L’investigazione della Guardia di finanza del capoluogo ha scoperchiato una truffa che è chiamata con grande ironia operazione “110 e…frode”
La notizia l’abbiamo riportata ieri circa il professore che durante le prove di esame all’Università di Genova riceveva dagli studenti, tramite chat, la foto del compito, quindi lo svolgeva e lo rinviava agli studenti in tempo breve.
Lo stesso è stato beccato in flagrante a casa propria dalla Finanza durante una prova d’esame di Ragioneria Generale, in cui gli è stato sequestrato smartphone proprio mentre dialogava con gli studenti impegnati nell’esame.
Il professore in alcuni casi pare si occupasse anche della redazione delle tesi di laurea da presentare e discutere presso l’Ateneo genovese.
Ma cosa rischiano i 22 denunciati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova?
Gli stessi sono stati denunciati ai sensi della legge 19 aprile 1925, n. 475 “Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche”
L’articolo uno della legge conferma che «Chiunque in esami o concorsi, prescritti o richiesti da autorità o pubbliche amministrazioni per il conferimento di lauree o di ogni altro grado o titolo scolastico o accademico, per l’abilitazione all’insegnamento ed all’esercizio di una professione, per il rilascio di diplomi o patenti, presenta, come propri, dissertazioni, studi, pubblicazioni, progetti tecnici e, in genere, lavori che siano opera di altri, é punito con la reclusione da tre mesi ad un anno. La pena della reclusione non può essere inferiore a sei mesi qualora l’intento sia conseguito».
Ovviamente in caso di reato verrebbe anche annullato il titolo illegittimamente conseguito.
G. D.