Comunità del Parco del Beigua alle prese con la peste suina
Come viene affrontata l’emergenza di questa ennesima sciagura
Una ordinanza inutile QUI
Il 22 gennaio si è riunita la Comunità del Parco del Beigua per esaminare l’evoluzione dell’emergenza Peste Suina Africana (Psa), che ad ora coinvolge tutto il territorio del Beigua.
La Comunità ha preso atto della gravità e della serietà della situazione e compreso le difficoltà delle autorità nazionali e regionali nel gestire l’emergenza, soprattutto per la salvaguardia delle attività suinicole della Pianura Padana che rappresentano un’importante fetta del PIL Italiano.
È stato evidenziato però che le misure adottate per il contenimento della diffusione dell’epidemia, seppur necessarie, si stanno ripercuotendo pesantemente su attività zootecniche, forestali, agricole, turistiche, commerciali e artigianali di Comuni già messi a dura prova negli ultimi anni da eventi alluvionali seri, gravi criticità su viabilità e trasporti, a cui più recentemente si sono aggiunti i ripetuti lockdown causati dal Covid-19.
<<In considerazione del fatto che l’emergenza Psa potrebbe non essere di veloce risoluzione – dicono dall’Ente Parco -, oltre ai ristori previsti nell’immediato per le realtà penalizzate, la Comunità ha ritenuto utile suggerire alcune misure da adottare sul medio-lungo termine, per consentire al comprensorio del Geoparco di non perdere quelle caratteristiche di eccellenza e qualità conquistate con fatica negli ultimi anni.
Per le aziende e gli operatori
- affinché la ripartenza possa essere più veloce, alcune Misure del PSR, ad esempio la 21 per i ristori agli allevatori e alle imprese forestali e la 8 per gli interventi forestali, dovrebbero prevedere esplicite priorità agli Enti Locali e alle imprese localizzati nella zona infetta ed essere finalizzate soprattutto al miglioramento del livello qualitativo dei piccoli allevamenti zootecnici sia di latte che di carne (già di per sé alto), fornendo loro strutture a livello comprensoriale funzionali alle loro esigenze;
- per dare sollievo immediato ai disagi provocati alle aziende coinvolte è indispensabile prevedere, oltre ai ristori, anche agevolazioni fiscali e stanziamenti con mutui agevolati;
- per il territorio
- è necessario avviare un piano di investimenti importante, soprattutto nei settori dell’agricoltura e del turismo che sono e saranno quelli più direttamente colpiti dagli effetti del blocco delle attività;
- è opportuno cogliere l’occasione per inserire il comprensorio del Geoparco in un contesto internazionale come quello della Carta Europea del Turismo Sostenibile, per favorire un rilancio del turismo ambientale su nuovi mercati, con importanti ricadute per imprese, popolazioni locali e visitatori;
- è necessario sviluppare a livello regionale una politica di marketing complessiva dell’area, per compensare il danno d’immagine arrecato e recuperare posizioni di mercato.
È inoltre necessario – proseguono dal Parco – attivare fin da subito un rilevamento delle carcasse all’interno dell’area protetta, anche con la collaborazione dell’Ente Parco. Sarà opportuno poi nell’immediato futuro rafforzare la capacità operativa dell’Ente Parco attraverso la dotazione di guardaparco in grado di garantire un monitoraggio ambientale efficace.
Il Parco del Beigua esprime vicinanza a tutti gli allevatori che purtroppo saranno costretti ad abbattere i loro maiali a causa dell’ordinanza del 19 gennaio. Il ristoro previsto non potrà adeguatamente ripagare il lavoro degli allevatori per la selezione della specie che dura da decenni.
Sono i piccoli allevatori che pagano il prezzo più alto per salvare gli allevamenti intensivi.
E il rischio è che dalla “crisi” peste suina si esca ancora una volta con nuovi sostegni a un tipo di produzione intensiva che anche le regole di mercato suggerirebbero di cambiare, con un cambio di passo che risponda anche alle crescenti richieste etiche e ambientali dei consumatori.
Auspichiamo che questa sia l’occasione per far capire che servono modelli produttivi diversi, di cui il nostro territorio potrebbe essere un esempio di eccellenza, grazie alle esperienze che in queste vallate stanno emergendo da diversi anni. Modelli in cui l’obiettivo è la qualità e non la quantità, perché il costo è già da tempo troppo alto non solo per la salute e per l’ambiente, ma anche per gli stessi allevatori che sono spinti a produrre sempre di più, con margini di guadagno sempre più bassi e rischi sempre maggiori.
Sta per partire la nuova Politica Agricola Europea e l’Italia in questo momento dispone di ingenti fondi pubblici: è il momento di decidere se continuare a chiedere soldi per rattoppare le falle di un sistema che non sta a galla, o se attrezzarsi e fare rotta verso acque più sicure e pulite. Sarebbe giusto partire da qui – concludono dal Parco Beigua – per sviluppare nuovi modelli di zootecnia di qualità, anche perché qui gli imprenditori agricoli hanno già cominciato a investire in questa direzione>>.
La seduta della Comunità è stata anche occasione di incontro preparatorio alla Conferenza dei Sindaci convocata dalla Regione il prossimo 31 gennaio in merito ai confini del Parco del Beigua.
G. D.