Ristorazione, perché non lavorare fino al coprifuoco?
Di fronte ad assembramenti pericolosi nelle piazze e sulle passeggiate, vi è un settore in crisi che vale 4milioni di lavoratori
La chiusura dei ristoranti a cena secondo Coldiretti “vale l’80% del fatturato di ristoranti, pizzerie, agriturismi ed ittiturismi, duramente provati dalla chiusure forzate che travolgono inoltre interi settori dell’agroalimentare Made in Italy, con vino, birra e cibi invenduti per un valore stimato, a livello nazionale, in 9,6 miliardi nel 2020”.
Che poi non è così sicuro che il divieto venga poi rispettato nelle famiglie e nelle case private, dove è facile che si riuniscano tante persone con assembramenti impossibili da controllare.
Lo stesso infettivologo del San Martino, prof. Matteo Bassetti, afferma “Meglio un ristorante sicuro dove si facciano rispettare le regole con sanzioni per chi non lo fa, che case private con decine di persone senza regole e senza controlli. Anche questo è buon senso”.
Lo stesso Codacons (associazione di consumatori) è più volte intervenuto sugli assembramenti, minacciando addirittura i sindaci di denuncia per concorso in epidemia dalla moltiplicazione di feste clandestine.
Colpire la ristorazione serale quando poi “A Roma come Milano, Napoli, Bologna, Torino, Palermo, con le zone gialle si sono registrati pericolosi assembramenti nelle piazze o lungo le strade, e le stesse scene si sono ripetute lungo i litorali, presi letteralmente d’assalto dai cittadini”, spiega il presidente Codacons Carlo Rienzi.
L’importante è agire in sicurezza, ma anche permettere alle attività di ripartire, dai ristoranti alle pizzerie, agli agriturismi. Con tale possibilità limitata, ai soli locali di ristorazione con servizio al tavolo che si trovano nelle zone gialle, si coniugherebbero tutela della salute dei cittadini e ripresa dell’attività economica e lavorativa dell’intera filiera agroalimentare italiana, cui sono collegati circa 4 milioni di lavoratori.
“Le riaperture delle attività di ristorazione la sera – affermano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato confederale Bruno Rivarossa – possono rappresentare un’importante boccata di ossigeno per molte attività liguri, che non riescono, con la sola apertura del pranzo, a coprire i costi di gestione, con la conseguenza che molti scelgono di tenere le saracinesche abbassate.
L’eventuale apertura serale fino all’orario d’inizio coprifuoco delle 22, nel rispetto delle misure di sicurezza adottate, quali il distanziamento dei posti a sedere, il numero strettamente limitato, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso, sarebbe anche facilmente controllabile.
G. D.