Ho letto il libro del prof. Matteo Bassetti: “Una lezione da non dimenticare”
Sottotitolo: Cronaca della battaglia per sconfiggere il Covid-19 senza panico, né catastrofismo
Petizione dei colleghi contro Bassetti
Quando Bassetti si arrabbiò
Un libro che si legge tutto d’un fiato. Scritto a due mani da Matteo Bassetti, direttore della clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, e da Martina Maltagliati brava giornalista Mediaset che spiega “Ho scritto quello che mi è stato raccontato e quello che ho visto, non un trattato scientifico. La voce narrante è quella del professor Matteo Bassetti”.
Infatti, non è un trattato scientifico ma un viaggio che parte proprio dalla Cina e percorre la vita parallela tra il professore e il virus fino alla scorsa estate, alla ripresa più accesa della pandemia che ha portato al secondo lockdown.
C’è tanto della “normalità” trascorsa in ospedale, fra reparti a tappo fino all’ultimo ricoverato in terapia intensiva; così come lo staff che ha accompagnato e sta seguendo il proprio “capitano”, come lui ama definirsi. Una squadra che mi ricorda il calcio, dove allenamento, spogliatoio e campo sono tutto quanto per essere efficienti.
Ed è difficile non commettere errori contro un avversario sconosciuto, specie poi se dimostra la resistenza finora prodotta.
<<Lo scopo di un virus, qualunque esso sia, non è uccidere l’ospite che infetta (perché così facendo morirebbe pure lui, rischiando di scomparire). E’ quello di sopravvivere adattandosi all’ospite stesso – spiega l’infettivologo -. I virus hanno una loro intelligenza. E cambiano veste, mutano con frequenza proprio per adattarsi agli organismi che attaccano>>.
Un libro da leggere che non si ferma al Coronavirus, e che lascia l’uomo di corsia insoddisfatto. Infatti:
<<Dobbiamo rialzare l’asticella dell’attenzione – scrive Bassetti -. Il Covid-19 ci ha fatto abbassare la qualità dell’assistenza. I danni per la popolazione non sono solo economici – le attività commerciali chiuse, il commercio crollato – e psicologici – conseguenza del lockdown. C’è anche tutto il sommerso. Coloro che avremmo potuto curare e invece non abbiamo curato. I pazienti a cui non è stata data la dovuta assistenza, quelli rimasti senza terapia all’improvviso, da un giorno all’altro. Lo sa bene chi ha un malato in casa>>.
Già, non c’è solo il/la Covid-19: troppo panico, troppo catastrofismo.
G. D.