8 marzo, indagine Eurispes dà voce alle donne: scelte, consumi, lavoro, sicurezza, violenza…
L’Italia è una nazione prevalentemente in rosa (51,3%) eppure, ancora oggi sono discriminate
Spese, lavoro, figli e crisi: “amministratrici uniche” di conti che non quadrano
Quasi la metà delle donne italiane (48,9%) per far quadrare il budget familiare e arrivare a fine mese è costretta ad intaccare i risparmi; ben il 72,2% delle italiane ammette poi di arrivare con fatica alla fine del mese, mentre solo il 23,6% riesce a risparmiare.
Affitto (40,9%) e mutuo (35,6%) sono le spese rispetto alle quali si incontrano maggiori difficoltà per pagare, mentre circa una donna su quattro (24,8%) fatica a pagare le utenze domestiche e una su cinque le spese mediche (20,7%).
Nelle difficoltà, le donne si sono rivolte più spesso alla famiglia di origine per avere un sostegno finanziario (31%). Una donna su dieci, non avendo possibilità di accesso al credito bancario, ha chiesto prestiti a privati (differenti da amici o parenti) esponendosi così a tutti i rischi legati al circuito dello strozzinaggio. Circa il 13,1% è tornata a vivere con la famiglia di origine propria o del partner. Nell’impossibilità di sostenere tutte le spese, la metà delle donne (50,5%) ha deciso di rimandare l’acquisto di una nuova automobile, troppo oneroso, seppur necessario; in meno casi è stato deciso di rinviare la riparazione del proprio veicolo (26,8%). In molte hanno fatto a meno di ristrutturare o effettuare riparazioni in casa (43,8%), evitando spesso anche di sostituire gli arredi o gli elettrodomestici logorati per contenere le spese (39,4%). Tra quante si sono trovate di fronte alla necessità di assumere una badante, il 35,1% vi ha dovuto rinunciare.
Per quanto riguarda la situazione lavorativa, sono il 22,3% le donne che, pur di lavorare, lo hanno fatto senza contratto e il 23,2% si sono trovate a svolgere un doppio lavoro nell’ultimo anno.
Salute, sacrifici e rinunce per molte
Circa un terzo delle italiane per contenere le spese ha rinunciato nell’ultimo anno a controlli medici di routine (32,3%), una su cinque (19,9%) non si è sottoposta a visite specialistiche per disturbi/patologie specifiche e il 22,3% ha rinunciato a sottoporsi a terapie e interventi medici. Il 28,4% delle italiane ha preferito rinviare cure e interventi dentistici, spesso molto costosi, e quasi altrettante hanno tagliato le spese per trattamenti/interventi di tipo estetico (27,5%).
Shopping che passione, anche online. Eppure una su cinque non abbandona mai il negozio
Oltre la metà delle donne (56,3%) fa acquisti online anche se con diversa intensità: qualche volta (29,3%), spesso (19%) e sempre (8%). Buona parte delle italiane continua comunque a preferire lo shopping nei negozi fisici, con il 20,6% che risponde di comprare raramente qualcosa sul web e il 23,1% che non lo fa mai. L’abitudine ad effettuare acquisti sulle piattaforme online è più diffusa tra le donne di giovane età: più della metà delle over65 afferma di non comprare mai sul web (53%), già tra i 45 e i 64 anni indica questa risposta il 21,9% del campione e tra i 35 e i 44 anni scende all’11%, fino a fermarsi al 6-6,7% tra i 18 e i 35 anni. Come per la sharing economy, la tendenza a fare acquisti online è più radicata nel Nord del Paese dove si riscontrano le percentuali più basse di quante dichiarano di non effettuare mai acquisti online (14% Nord-Est e 17,6% Nord-Ovest); mentre al Sud e nelle Isole questa opzione ottiene rispettivamente il 36,6% e il 28,6% delle risposte. Infatti è nelle regioni del Nord che troviamo il maggior numero di donne che scelgono di comprare sul web spesso e abitualmente: in tutto 29% al Nord-Ovest e 36,5% al Nord-Est, dove la percentuale di donne che risponde “abitualmente” arriva al 15%.
Tra quante fanno shopping sul web, è diffusa l’abitudine di comprare online un prodotto visto o provato in negozio, approfittando della competitività dei prezzi offerti dalle piattaforme online (52,3%), insieme all’acquisto di prodotti visti solamente sul web (47,9%). Molto meno diffusa la ricerca in negozio di un prodotto visto online (37,8%) o l’acquisto su Internet un prodotto visto in pubblicità (38,7%).
Alimentazione
Le donne italiane che seguono un’alimentazione alternativa sono una percentuale esigua: il 5,5% segue una dieta vegetariana, il 2,7% una dieta vegana; il 6,7% è stata vegetariana in passato ma è tornata ad una alimentazione tradizionale. Il 23,9% di chi ha scelto un’alimentazione alternativa, lo ha fatto perché fa bene alla salute e per rispetto nei confronti degli animali; seguono quante motivano questa scelta con la necessità di mangiare meno e meglio (15,2%); il 13% lo fa per filosofia di vita e un altro 13% per curiosità o sperimentazione. Solo il 4,3% vede nel vegetarianismo e nel vegan la possibilità di tutelare l’ambiente, mentre il 6,7% lo ha fatto per altre motivazioni.
Sono, invece, molto più numerose le donne che hanno eliminato alcuni cibi dall’alimentazione per problemi di allergie o intolleranze: circa un’italiana su cinque segue un’alimentazione priva di lattosio (20,2%) e il 16,3% ha eliminato il glutine; ad arricchire regolarmente la dieta con integratori è invece il 16,1% delle intervistate.
I prodotti a base di cannabis light rientrano tra le novità alimentari per poco meno della metà delle italiane (42,6%): il 22,5% afferma che li proverebbe, il 16,8% li ha assaggiati e il 3,3% li consuma sempre. Accanto a questo risultato, più della metà delle italiane non ha mai provato alimenti di questo tipo e non è intenzionata a farlo (57,4%),
Sempre meno “casalinghe”
Cibi pronti a domicilio, semi-preparati o a “portar via”: le italiane sono sempre meno “casalinghe” e lo confermano i dati del sondaggio, secondo il quale, il 55% delle donne ordina cibo a domicilio (il 39,5% qualche volta, il 14% spesso, l’1,6% sempre). Ancora più diffusa è l’abitudine di acquistare cibo take away: il 47,2% delle intervistate lo fa qualche volta, circa una su cinque spesso (19,7%) e il 3,3% sempre, per un totale del 70% di italiane che non rinunciano a portare a casa del cibo già pronto (contro il 29,8% che non lo fa mai). Meno successo riscontrano i prodotti industriali rapidi da preparare: il,37,4% del campione non li compra mai, il 43,4% qualche volta e il 14,4% spesso. Solo il 4,8% sempre. Se dopo i 45 anni più della metà delle intervistate afferma di non ordinare mai cibo a domicilio (53,4% 45-64 anni e 56% oltre i 65 anni), tra i 25 ed i 44 anni non lo fa circa il 37% del campione, percentuale che scende drasticamente al 18,6% per le giovani donne di età compresa tra 18 e 24 anni. Queste ultime nella maggior parte dei casi ammettono di rivolgersi qualche volta ai servizi di delivery (52,5%), ma registrano anche percentuali molto più alte della media per quante lo fanno spesso (22%) e sempre (6,9%). Le 45-64enni in nessun caso si rivolgono sempre a questi servizi, ma nel complesso sono le over 64 a farvi meno ricorso con poco meno del 10% di intervistate per le risposte “spesso” e “sempre”. Il Nord-Est mostra una spiccata propensione all’abitudine di ordinare cibo a domicilio (14% mai e 36,4% spesso) e, al contrario, il Nord-Ovest segue il Sud nella percentuale di risposte registrate dall’opzione “mai” (58,1%), ottiene il 9,5% per l’opzione “spesso” e nessuna per “sempre” (esattamente come accade al Sud).
Animali, 4 su dieci ne accudiscono almeno uno
Circa il 40% delle donne accoglie animali in casa come veri e propri membri della famiglia dedicando tempo e risorse alla loro cura. In particolare, il 21,3% delle intervistate afferma di averne uno, il 9% ne ha due, il 6,4% tre, il 3,7% ne ha più di tre, mentre il 59,6% non ne possiede. L’animale di gran lunga più diffuso è il cane (44,2%), seguito dal gatto (30,7%). Per la cura e il benessere dei loro animali, sei su dieci spendono mediamente fino a 50 euro al mese; il 22,8% da 51 a 100 euro e il 16,8% più di 100.
Il fatto che gli animali da compagnia vengano considerati a tutti gli effetti membri della famiglia, è confermato anche dalle ultime tendenze alimentari che coinvolgono anche gli amici animali: il 24,6% delle italiane arricchisce l’alimentazione del proprio pet con integratori alimentari, il 21,5% acquista per loro alimenti biologici e il 14,9% farmaci omeopatici.
Sicurezza, tre su dieci non si sentono sicure
Nonostante il senso di insicurezza sia un sentimento diffuso e condiviso, le donne della nostra indagine mostrano una certa dose di sicurezza nei confronti dell’ambiente in cui vivono, rispondendo nel 44,1% dei casi di ritenere abbastanza sicura la città in cui risiedono e nel 7,6% dei casi molto sicura. Circa un terzo di esse però non valuta positivamente il livello di sicurezza della propria città, con il 27,7% che la ritiene poco sicura e il 4,1% per niente sicura. A sentirsi meno sicure sono le più giovani: l’8,5% delle 18-24enni ritiene che la propria città non sia per niente sicura; meno diffusa questa opinione tra le 25-34enni (4,8%); le risposte per questa opzione diminuiscono progressivamente fino al 3% dopo i 65 anni. Tuttavia, è nelle prime due fasce d’età che si riscontrano le percentuali più alte di quante giudicano la propria città molto sicura (10,7%: 25-34 anni e 8,5%: 18-24 anni).
Per aumentare il proprio livello di sicurezza, poco meno del 30% delle italiane ha deciso di montare grate alle finestre (29,4%), mettere la porta blindata (29,3%) e installare un sistema di allarme (29,1%). Il 13,3% tiene in borsetta lo spray al peperoncino e quasi una su dieci porta con sé un coltello (9,4%); sono il 7,6% quelle che hanno preso la decisione di acquistare un’arma da fuoco.
Violenza, quattro volte su dieci avviene in àmbito familiare
Passando al tema della violenza perpetrata in àmbito familiare o delle conoscenze, l’85,8% delle intervistate dichiara di non aver mai subìto questo genere di persecuzione, ma l’8,9% ammette di esserne stata vittima e il 5,3% preferisce non rispondere. Quattro violenze su dieci sono avvenute in àmbito familiare. In particolare, lo stalker, nel 28,8% dei casi è stato l’ex partner, nel 12,5% un conoscente, nel 10% un amico, nel 6,3% dei casi il partner e nella stessa percentuale un collega, nel 5% un parente.
Un’altra forma di violenza, riconosciuta recentemente come reato dalla nostra giurisprudenza con legge n.69/2019, è il revenge porn, ovvero la diffusione di foto/video a sfondo sessuale di una persona senza il suo consenso, spesso attraverso i canali social sul web, con lo scopo di lederne l’immagine e spesso sottoporla a ricatto. Circa 15 donne su 100 affermano di conoscere qualcuno che è stato vittima di questo reato. Il 47,2% delle donne intervistate è a conoscenza del fatto che la vittima sia anche stata ricattata, il 31% risponde che non c’è stato ricatto e 21,8% non fornisce alcuna risposta.
Cin cin 365 volte l’anno!
G. D.