Sos Salute Liguria queste le 10 critiche al Piano Socio-Sanitario

Sos Salute Liguria queste le 10 critiche al Piano Socio-Sanitario
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Critiche e soluzioni alternative proposte dalla rete regionale ligure Sos Salute pubblica Liguria

Liguria sanità

– Il Sos, Rete regionale di cittadini, associazioni, comitati in difesa del Servizio Sanitario pubblico, il 23 ottobre scorso è stata ascoltata dalla II° commissione consiliare regionale. All’ordine del giorno la prossima approvazione del Piano Socio-Sanitario 2023-2025.

L’occasione è stata anche la presentazione alla Commissione del neonato “Insieme per la difesa della sanità pubblica”, cui finora aderiscono quasi una cinquantina di associazioni, movimenti, organizzazioni sindacali e politiche.

L’incontro in regione secondo Sos non ha risolto le numerose e rilevanti criticità sia generali sia specifiche per le singole realtà territoriali. Infatti, rispetto alle criticità generali, la rete presenta i dieci punti più evidenti sul Piano 2023-2025:

  1. La popolazione nelle sue rappresentanze, comuni e municipi, e nelle sue forme associative dal basso, non è stata (per quanto ci risulta) ascoltata sia nella fase di elaborazione ad inizio anno sia dopo la presentazione ufficiale del documento, finché non sono iniziate queste audizioni.
  2. Il Piano appare in proposito in gran parte aderente alle norme nazionali, ma non c’è peraltro alcuna concreta esplicitazione di come si realizzeranno le strutture di cui si parla (ovvero, dalla teoria alla pratica), in particolare a livello territoriale. Non sono quasi mai indicati modi e tempi per capire se e quando potranno essere messi in pratica gli interventi e realizzati gli obiettivi manifestati. Non c’è traccia di un piano di attuazione (verifica, monitoraggio, ecc.).
  3. Siamo ancora sotto l’impressione dei 3 anni (periodo non del tutto concluso) di pandemia. Ci saremmo aspettati che si partisse proprio da un’analisi comunicata su cosa è successo, con illustrazione del perché delle risposte tardive, insufficienti, talora errate, a iniziare dallo squilibrio dell’assetto territorio-ospedali, dalle gravi carenze nella rete territoriale (cure primarie, medicina di base) che hanno portato a “eleggere” come unico argine, spesso disarmato o poco armato, gli ospedali e i loro reparti di emergenza. Non ci pare che questa analisi sia sufficientemente spiegata nel Piano, e del resto pare impossibile che non sia stata fatta.
  4. Per rispondere ai bisogni è fondamentale conoscerli e questo vuol dire si darsi un idoneo sistema informativo ma implica anche una funzione epidemiologica attiva e concreta, di cui non c’è apprezzabile descrizione nel Piano.
  5. Le Case di Comunità, una delle “novità” fondamentali dell’assetto territoriale previsto dal DM 77, sono descritte in modo approssimativo e senza sufficienti approfondimenti che permettano di comprendere se, quando e come saranno effettivamente messe in opera: tempi, risorse umane e materiali, modalità di funzionamento. Tra l’altro, a noi non pare accettabile che le Case della comunità spoke, così come le cure domiciliari, possano essere gestite da privati o esternalizzando il personale.
  6. Non si comprende cosa si intende fare per Mmg e Pediatri di libera scelta: certo questo è un problema nazionale ma in questa regione come si pensa, fattivamente, di superare il loro isolamento e la resistenza di una parte rilevante di loro al lavoro organizzato e coordinato in un servizio sanitario pubblico? cosa vuol dire concretamente il loro collegamento funzionale con le Cdc, di cui si parla nel documento?
  7. Non è chiaro cosa si vuol fare neppure riguardo alla nuova figura, che dovrebbe diventare centrale, dell’infermiere di comunità, che la normativa nazionale prevede nella misura di un professionista ogni 3000 abitanti e che ancora praticamente non esiste nel territorio ligure.
  8. Non si riesce a capire quale sia la strategia di avvio di soluzioni per le liste d’attesa, salvo il ricorso al convenzionamento ed ai privati.
  9. Rimarchiamo ancora una volta, come facciamo da anni, che in assenza di un “nuovo quadro” le “chiusure” di strutture ancora funzionanti dovrebbero essere giustificate con adeguate soluzioni “sostitutive”, e se ciò non è queste chiusure non si possono condividere.
  10. Noi crediamo che si debbano definire una visione ed un modello alternativi (in sostanza una riforma) della sanità e dell’idea di salute rispetto a quella avanzata negli ultimi 3 decenni, che in estremissima sintesi dovrebbero implicare:
  • non solo prestazioni ma presa in carico (o meglio, percorsi condivisi di cura);
  • non solo pazienti ma anche cittadini (è un tema che nel documento è appena accennato;
  • non solo diagnosi e cura ma promozione/produzione di salute (prevenzione, ambiente;
  • lavoro…);
  • non solo ospedale ma soprattutto Rete territoriale.

 

G. D.