Cinghiali inseguiti da cani cadono da una parete dove stanno salendo 30 scalatori
Sempre più caldo il dibattito sulla chiusura della caccia richiesta dagli animalisti
Orco Feglino caccia
– Grande sorpresa quella di ieri, domenica 22 ottobre, quando, in Val Cornei nel comune di Orco Feglino (Savona), un folto gruppo di arrampicatori stava scalando una parete e si sono visti precipitare, per oltre dieci metri, quattro cinghiali forse in fuga da un gruppo di cani da caccia.
Per fortuna nessun ferito, è andata peggio agli ungulati con due morti sul colpo e due fuggiti.
Finora la convivenza nei boschi tra cercatori di funghi, escursionisti e cacciatori ha vissuto di alti e bassi, questa nuova benzina sul fuoco scatena gli animalisti di Osservatorio Savonese Animalista (Osa).
<<Da tragedia animale poteva trasformarsi in una tragedia umana, vista la presenza, sulla parete da cui sono precipitati quattro cinghiali in fuga, di decine di arrampicatori e loro assistenti; e dimostra l’atrocità della caccia al cinghiale, con animali precipitati nel baratro per sfuggire all’inseguimento di cani e cacciatori e morti o gravemente feriti e successivamente abbattuti – affermano da Osa -.
Irricevibili, inoltre, le dichiarazioni del capo-caccia, secondo cui pagando una tassa avrebbe l’esclusiva dell’uso del territorio, prioritariamente rispetto ad arrampicatori, escursionisti, bikers e cercatori di funghi, le cui attività non mettono in pericolo persone ed animali, a differenza loro; è sperabile che l’episodio convinca la Regione Liguria a proibire subito la caccia sabato e domenica.
L’Osservatorio Savonese Animalista (Osa) ricorda che la caccia, nello specifico al cinghiale, non ha nessun motivo di continuare ad esistere; avendo proprio i cacciatori liberato cinghiali d’allevamento in passato per farli crescere e poterli uccidere, la caccia è la causa, non la soluzione, del presunto sovrannumero di questi animali e di tutti i danni, veri o presunti, che arrecherebbero; men che meno è efficace nel ridurne il numero perché invece, come la scienza ha dimostrato, disgrega i branchi e favorisce l’incremento della fertilità delle femmine e quindi il crescere di numero.
Ciò vale anche per la lotta alla peste suina: la caccia in braccata o in girata movimenta i branchi e moltiplica i contatti tra gli animali in fuga e quindi la diffusione del virus, soprattutto laddove, come in Liguria, la recinzione delle zone infette non è stata completata.
Osa – conclude -, sicuro che sarà per l’ennesima volta inascoltato da politici amici della caccia, ministeri, governatori e assessori regionali, continua a ribadire che occorre urgentemente avviare studi e ricerche per attuare campagne di sterilizzazione con vaccini specie-specifici>>.
G. D.