Sassello, consiglio comunale compatto contro la miniera sul monte Tariné

Sassello, consiglio comunale compatto contro la miniera sul monte Tariné
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Recenti dichiarazioni del ministro hanno riacceso la cinquantennale questione

Sassello miniera

– Ieri sera, venerdì 29 luglio, il consiglio comunale di Sassello ha approvato all’unanimità una mozione contro l’ipotesi di realizzazione della miniera di Titanio sul Monte Tariné.

Il documento sarà inviato oltre al presidente del Consiglio ed ai ministri, a Ispra, ai deputati e senatori liguri, alla Regione e consiglieri, al Parco Beigua e comuni coinvolti (compresi quelli del Basso Piemonte).

L’ormai stucchevole questione è ritornata d’attualità dopo le dichiarazioni del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, relative all’aggiornamento della mappa mineraria italiana, alla semplificazione degli iter autorizzativi per l’apertura di nuove miniere e sul giacimento di titanio presente sul Monte Tariné.

Tra le premesse della mozione il territorio del Monte Tarinè che per due terzi si trova nel Parco Beigua e il divieto sulle aree protette di esercizio di cave, miniere e discariche, nonché l’asportazione di minerali.

<<…Così come sarebbe realmente contraddittoria un’ipotesi di intervento di coltivazione mineraria all’interno di un Parco, che perderebbe così ogni forma di tutela, quando gli obbiettivi stabiliti dalla Strategia dell’Unione Europea sulla Biodiversità per il 2030 (la quale definisce chiaramente la necessità di proteggere il 30 % della superficie terrestre e il 30 % del mare della UE, andando ad accrescere – non certo a diminuire – l’estensione della Rete Natura 2000 e delle aree protette), sottoscritta da tutti gli Stati Membri, sono rivolti all’intensificazione della protezione e del ripristino della natura.

Visto il Piano del Parco naturale regionale del Beigua approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 11 del 21.05.2019 che vieta l’apertura di miniere all’interno del territorio del Parco.

Tenuto conto che il 17 novembre 2015, l’Assemblea Plenaria dell’Unesco, in rappresentanza di 195 Stati, in occasione della 38^ Conferenza Generale ha approvato la creazione di una nuova categoria di siti Unesco i Geoparchi mondiali Unesco (Unesco Global Geoparks) in cui è stato inserito il Parco Regionale del Beigua e in cui è tuttora presente.

Considerato che il piano del parco dispone altresì che all’interno del Geoparco del Beigua, così come riconosciuto dall’Unesco, è vietato asportare rocce, minerali e fossili, e che nell’intero territorio protetto gli eventuali prelievi per ricerche scientifiche o per accertamenti geognostici necessari ad eseguire interventi ammissibili a norma del Piano Integrato del Parco sono soggetti ad autorizzazione da parte dell’Ente gestore secondo le modalità previste dall’art. 30 delle presenti Misure regolamentari.

Atteso che nella seduta del Consiglio del 24 novembre 2020 la Giunta Regionale ad un’interrogazione avente ad oggetto “Sul giacimento di titanio nel Parco del Beigua” era stato comunicato che: “Se la Compagnia Europea del Titanio dovesse formulare una richiesta ufficiale per l’estrazione del titanio nell’area del Monte Tarinè, cuore del Parco del Beigua, Regione Liguria direbbe no”.

Considerato che per il Titanio, in ogni caso, non è la sua rarità a determinarne il costo di produzione tuttora molto elevato e, infatti, nella crosta terrestre esso risulta essere il nono elemento più abbondante (lo 0,63% in massa, per l’esattezza), e si ritrova nella maggior parte delle rocce eruttive e dei sedimenti che ne derivano.

Dato atto che ciò che a tutt’oggi, resta uno scoglio importante è il costo di produzione ancora molto elevato, che impedisce un utilizzo ancora estensivo del metallo.

Atteso che nel caso delle miniere di titanio, la concentrazione del biossido TiO2 dei giacimenti attualmente coltivati varia tra il 5 e il 20% (a Piampaludo parliamo – studi alla mano – di una percentuale che va fra il 5 e il 6%) e ciò vuol dire che oltre l’80% del materiale estratto è sterile ed è destinato alla discarica.

Rilevato, a titolo di esempio, una delle più grandi miniere di ilmenite al mondo (Lac Tio Mine in Quebec, Canada) ha prodotto oltre 72 milioni di tonnellate di materiali di scarto, generando discariche a cielo aperto che occupano approssimativamente 100 ettari di territorio, con un’altezza variabile tra 20 e 80 metri.

Preso atto che per separare il biossido di titanio dal rutilo serve un processo chimico nel quali si utilizzano dei sali con cloro e magnesio per arrivare alla completa liberazione del titanio in impianti di flottazione con grandi quantità d’acqua e che è necessario anche lo smaltimento di tali reflui.

Considerato che, nonostante le considerevoli potenzialità economiche dei giacimenti di rutilo nelle eclogiti, ad oggi esiste soltanto una miniera attiva in questo tipo di rocce in Cina, in quanto si tratta di rocce molto dure (e ciò rende molto alti i costi di estrazione).

Rilevato che, oltre ai costi di estrazione, si dovrebbero aggiungere quelli correlati alla mitigazione del rischio ambientale e sanitario, aggravati dalla presenza rilevante di anfiboli sodici, minerali classificati come amianto di crocidolite dalla normativa vigente;

Rilevato che molti sono stati i contributi del Psr e del Por Fesr arrivati alle imprese che lavorano anche in area parco per la forestazione o la zootecnia, o per le attività artigianali/commerciali/ricettive e dell’industria dolciaria.

Tenuto conto che diverse sono le nuove attività che si sono installate nei pressi del Parco o nel Parco che fanno attività non solo sostenibili, ma che accrescono addirittura la biodiversità del territorio (allevamenti bovini e caprini, birrifici agricoli, mulini agricoli, coltivazioni di lavanda ecc.).

Ritenuto che un distretto minerario e un parco siano due modelli di sviluppo che si basano su presupposti e hanno obiettivi diametralmente opposti ed inconciliabili.

Impegna il Sindaco e la Giunta Comunale

A far proprie le premesse del presente atto d’indirizzo.

A manifestare nei confronti dell’ipotesi di miniera a cielo aperto sul Monte Tariné la propria ferma opposizione in tutte le sedi che hanno competenza sulle attività estrattive.

A chiedere l’annullamento di qualsiasi atto che vada a favorire la realizzazione di una miniera sul Monte Tariné, a tutela dell’ambiente e della biodiversità del territorio, ma anche a tutela delle attività turistiche e agricole>>.

E la “battaglia”, nata oltre cinquant’anni fa, riparte!

 

G. D.