Seconda aggressione in due giorni nel carcere femminile di Pontedecimo

Seconda aggressione in due giorni nel carcere femminile di Pontedecimo
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Ancora una denuncia del sindacato della Polizia Penitenziaria Sappe

Genova carcere

– Due aggressioni in due giorni verso il personale di Polizia Penitenziaria in servizio al carcere femminile di Pontedecimo a Genova. Prima una detenuta italiana che ha preso per il collo un ispettore e poi una detenuta nigeriana che ha aggredito tre guardie.

Il sindacato dei Baschi Azzurri non ci sta.

<<Basta a questo gioco al massacro, che coinvolge non solo i responsabili materiali delle aggressioni ma anche le Autorità istituzionali che avrebbero il dovere di intervenire e non lo fanno – dichiara Francesco Migliorelli, vicesegretario regionale ligure del Sappe -.

Nella giornata di ieri, una detenuta italiana alla quale è precluso il possesso di oggetti potenzialmente pericolosi ha aggredito, afferrandola per il collo, un ispettore che le stava facendo accendere una sigaretta. Nella giornata di oggi, invece, un’altra detenuta, nigeriana, ha aggredito con calci, pugni e sputi due ispettori ed un’assistente di Polizia Penitenziaria perché voleva uscire dal carcere.

Dove sono ora i garantisti che rivendicano ad ogni piè sospinto più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni?>>.

<<Con questi ulteriori gravi eventi critici sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi – commenta Vincenzo Tristaino, segretario regionale Sappe -.

Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi del Reparto di Pontedecimo: ma quest’ultimo episodio deve far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri, siamo in balia di questi facinorosi.

Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni.

Abbiamo bisogno di personale, il rischio fa parte del nostro lavoro, ne siamo consapevoli, ma giocare al massacro con livelli di sicurezza che non permettono minimamente di tutelare l’incolumità dei lavoratori non è accettabile!>>.

<<La cosa più grave che emerge da queste giornate di follia – interviene il segretario generale Donato Capece – è che l’Amministrazione riesce a realizzare nulla per eliminare queste criticità. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come Sappe stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo.

Auspico in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno>>.

Capece dopo gli ennesimi fatti di Genova si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo.

<<Al Capo Dap Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il Sappe per affrontare i temi che sono nella sua delega, cioè i detenuti, malati psichiatrici, riorganizzazione istituti, media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi.

Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato>>.

Non si escludono pertanto clamorose forme di proteste dei poliziotti.

<<Perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto – concludono i vertici del primo sindacato nazionale – che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo>>.

 

G. D.