Peste suina, Buschiazzo e Costa non accetteremo chiusure

Peste suina, Buschiazzo e Costa non accetteremo chiusure
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Le dichiarazioni del neocommissario straordinario lasciano perplessi

Un articolo apparso stamane, lunedì 3 aprile, sul Secolo XIX del Basso Piemonte, riguardante il futuro della lotta alla peste suina sta mettendo in subbuglio amministratori locali e aziende, oltre che i cittadini.

Nell’intervista, rilasciato da nuovo commissario straordinario Caputo, si legge ancora di recinzione e di strategie che non sembrano diverse dal suo predecessore compiute in questi quindici mesi di emergenza.

Roberto Costa, coordinatore Federparchi Liguria, teme i divieti dello scorso anno, mentre il sindaco di Sassello Daniele Buschiazzo si augura un fraintendimento, e teme l’innalzamento della tensione sul territorio.

<<In riferimento a quanto pubblicato in data odierna nella pagina del Secolo XIX del Basso Piemonte, Federparchi Liguria desidera fare alcune considerazioni – commenta Costa -.

La peste suina è risultata presente in Liguria dall’inizio del 2022 e da allora, nonostante siano state manifestate più volte intenzioni per iniziative di contenimento e di controllo della popolazione dei cinghiali, nulla di concreto è stato fatto se non bloccare per alcuni mesi il turismo outdoor nelle zone interessate, imporre l’abbattimento di maiali sani nelle cosiddette zone rosse e sistemare centinaia di chilometri di recinzioni, rivelatesi poi in gran parte inutili alla prova dei fatti per impedire gli spostamenti degli animali.

Solo grazie all’intervento del vicepresidente di Regione Liguria Alessandro Piana si è riusciti a contenere a partire dai mesi estivi i provvedimenti relativi all’outdoor, settore che aveva subito gravi danni dalle decisioni dell’allora Commissario, dopo quelli già sopportati nel periodo della pandemia Covid 19.

Ora parrebbe che, dopo 16 mesi di misure inefficaci e dannose per le economie locali, nelle intenzioni del nuovo Commissario si dovesse tornare ai divieti di un anno fa – prosegue il Coordinatore Federparchi -.

Una scelta di questo tipo non sarebbe accettabile; si bloccherebbero tutte le attività forestali, le attività di educazione ambientale dei Parchi con le scuole, l’escursionismo verrebbe pesantemente colpito e con esso tutte quelle attività, come i rifugi, gli agriturismi e le produzioni tipiche locali che vivono proprio sulla presenza di persone e comitive in visita ai territori, e tutto questo alla vigilia della stagione estiva che è quella in cui le attività outdoor sono particolarmente frequentate.

Si bloccherebbero cioè gli spostamenti delle persone mentre i cinghiali potrebbero tranquillamente, a dispetto delle recinzioni sistemate spesso in modo approssimativo, continuare a scorrazzare nel territorio e a fare danni alle attività agricole ed a mettere a rischio l’incolumità lungo le strade.

Ed ancora: la peste suina è presente in tutta Italia, centri urbani e aree costiere comprese; ci domandiamo perché eventualmente si pensi a provvedimenti restrittivi esclusivamente nei Parchi e nelle valli dell’entroterra ligure-piemontese.

L’invito che Federparchi Liguria rivolge al nuovo Commissario è quindi di modificare il comportamento rispetto al suo predecessore e confrontarsi con gli Enti Parco – conclude Costa -, che gestiscono larghe porzioni di territorio e sono disponibili a fornire la loro piena collaborazione per provvedimenti realmente efficaci, ma si rifiutano di accettare passivamente la chiusura dei loro territori, delle attività ricettive e produttive con tutti i pesanti danni economici relativi>>.

<<Se fosse vero quanto scritto sull’articolo apparso nella pagina del Secolo XIX del Basso Piemonte, è ovvio che la situazione ci preoccuperebbe molto e sicuramente non sarebbe accettabile – è il deciso commento di Buschiazzo -.

Se dopo 16 mesi di misure inefficaci, dovessimo tornare ai divieti e pagare il conto per l’inerzia precedente, si alzerebbe molto la tensione sul territorio.

Faccio alcuni esempi, per farmi capire. Il divieto del passaggio di trattori o mezzi pesanti bloccherebbe totalmente l’attività forestale con un danno economico enorme e la morte di molte attività. Il divieto delle attività all’aria aperta sarebbe un danno per il turismo alle porte della stagione estiva. Mi pare abbastanza ridicolo anche il divieto della ricerca di funghi nei boschi. Primo perché nei prati non nascono funghi (o meglio ne nascono pochi e di scarso pregio), secondo perché quest’autunno abbiamo avuto la prova che è più facile che il vettore sia il cinghiale e non l’uomo.

Con tutte le persone che sono andate alla ricerca di funghi arrivate da tutto il Nord Italia, la Psa avrebbe dovuto essere ovunque. Invece, è arrivata solo dove i cinghiali si sono spostati per cercare cibo.

Il Lazio, poi, viene lasciato senza divieti? Solo Liguria e Piemonte – prosegue il sindaco -? Inoltre, se non possiamo andare nei boschi per attività agro-silvo-pastorali, le spiagge? Perché i cinghiali sono anche in Riviera.

Mi auguro che sia stato un fraintendimento e, in questo caso, faccio appello al senso di responsabilità di tutti, perché annunci come questi rischiano veramente di rovinare delle attività economiche su un territorio di per sé fragile e per di più colpito negli anni passati da due alluvioni, dal Covid, dalla siccità e dall’aumento dei costi.

Se, invece, non fosse un fraintendimento – conclude Buschiazzo -, sono convinto che, rispetto ad una proposta di questo tipo (16 mesi dopo l’inizio dell’emergenza), tutti i portatori di interesse del nostro territorio (amministrazioni locali, associazioni agricole, associazioni venatorie, operatori turistici fino ai privati cittadini) si opporrebbero pesantemente>>.

 

G. D.

 

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