Covid-19 Si riaprono i confini regionali, ma esiste una ipotesi di ripresa economica?
La politica si affida agli esperti ma i settori produttivi sono il vero motore
<<Il Decreto legge vigente prevede dal 3 giugno spostamenti infraregionali. Al momento non ci sono ragioni per rivedere la programmata riapertura degli spostamenti. Monitoreremo ancora nelle prossime ore l’andamento della curva>>.
Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, poi confermato dal premier Giuseppe Conte. Quindi, salvo prossime pessime notizie sui monitoraggi, si va verso la riapertura dell’Italia con confini liberi in ogni regione dal 3 giugno, sebbene qualche governatore nutra serie preoccupazioni.
Visto che i dati al Nord sono in continuo calo, perché non attendere un paio di settimane in modo che si consolidino?
Qualche riflessione su questa fretta di aprire le porte mi auguro se la concedano ancora. Non credo tutte le regioni siano pronte, Lombardia per prima specie guardando i dati degli ultimi giorni pur sempre nell’ordine dei 2/300 casi positivi al dì.
E poi, anche la Liguria non credo sia preparata ad accogliere turisti in cerca di mare, buon cibo e divertimento. Forse andrà bene per chi ha la seconda casa e cercherà aria salubre e passeggiate nel verde.
Ma all’apertura dei confini regionali (a metà giugno anche quelli nazionali) corrisponde l’apertura economica del tessuto produttivo? O si crede che aprendo i confini tutto poi funzioni di conseguenza?
Se la fretta è figlia dell’economia turistica calante occorrerà fare i conti sia con l’imprenditore sia con l’avventore. Resto in Liguria e vedo pochissime grandi strutture in grado di adeguarsi (con profitto economico!) ai protocolli Covid-19. Siamo dotati di piccole strutture ricettive e piccoli stabilimenti balneari.
Temo che i costi maggiori per gli adeguamenti e per i minori incassi ricadranno sulla riduzione del personale o anche sul loro azzeramento. O forse crediamo che una modesta cassa integrazione (l’80% dello stipendio è una chimera, visti i calcoli, aliquote, massimali, minimali) e qualche contributo a fondo perduto (perduto da chi?) possano quantomeno tamponare il disastro?
E l’avventore è così ansioso di buttarsi in mare e condividere il caldo con mascherine, guanti e dpi? Oppure di mettere le gambe sotto un tavolo di ristorante fra sanificazioni e sguardi al vicino (oltre il metro) che tossisce?
Credevo che le task force promosse (e retribuite?) da Governo e Regioni partorissero qualcosa per queste continue aperture. Si tratta di centinaia e centinaia di esperti e illustri luminari che finora non sono stati in grado di sburocratizzare manco una semplice, in quanto obbligata, domanda di cassa integrazione. Vorrei anche ricordare loro che l’80% del bonus vacanze a carico dell’albergatore e poi compensato quale credito d’imposta è improponibile nel caso di mancanza di reddito, e nel 2020 sarà molto probabile che quell’albergatore non abbia reddito. E lo stesso per altri cosiddetti bonus.
Ma ciò che più mi preoccupa è che fra i tanti discorsi dei nuovi tuttologi post fasi 1/2/3/4, mai ho sentito una proposta di diminuzione dei prezzi dei beni di consumo, o delle bollette telefoniche – gas – luce, o dei costi dei contributi sul personale dipendente, o dei costi bancari, o dei ricchissimi stipendi di politici, funzionari e dirigenti pubblici, dove i più da tre mesi guardano i tg da casa e qualche volta intervengono pure.
L’economia si regge su domanda e offerta, a volte si incrociano, spesso si fondono. Ho letto della guerra del costo del caffè: chi 1 euro, chi 1,10 o 1,20. Ma nessuno che dica “o lo porti a 0,80 (e ci guadagni!) o presto ne venderai sempre meno perché palanche in giro ce se sono sempre meno”. Potrei fare altri esempi, ma il discorso vale per ogni settore economico (ci sono giornalisti autonomi 50enni che si barcamenano con articoli pagati 4/5 euro l’uno, ma non vedo proposte di ammortizzatori sociali).
Non continuiamo a piangerci addosso e facciamo tesoro di questa pandemia, trasformare il negativo in positivo quello sì che varrebbe una bandiera alla finestra o una cantata sul poggiolo.
Nel frattempo c’è chi va in piazza “contro tutto e tutti”. Non sono buoni sintomi di ricrescita!
G. D.