Cia Liguria: Inquietanti i casi di peste suina a Sassello. Risposte immediate

Cia Liguria: Inquietanti i casi di peste suina a Sassello. Risposte immediate
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Con la caccia ferma alla Regione verranno a mancare i tesserini pagati dai cacciatori

Sulla situazione peste suina interviene l’associazione degli agricoltori Cia Liguria, e lo fa con una doppia memoria consegnata al termine delle due audizioni che si sono svolte nel corso del Consiglio regionale.

Al centro dell’incontro l’emergenza peste suina e la sua escalation, con l’aumento dei casi di positività e l’estensione dei comuni in zona rossa a seguito delle nuove misure previste dal regolamento europeo per contenere la situazione sanitaria.

La Confederazione Italiana Agricoltori ha rilanciato ai consiglieri regionali la piattaforma congiunta di azioni da mettere in campo, anche con una revisione degli strumenti normativi, commissariali e maggiori risorse su abbattimenti, controlli sul territorio, vigilanza e debellamento sanitario.

<<Solo così possono trovare applicazione i regolamenti comunitari e le norme nazionali nonché l’ordinanza che istituisce le prescrizioni sul territorio – spiega Walter Sparso, responsabile Cia Savona per il settore Territorio e Ambiente e delegato per l’emergenza peste suina -, che prevedono in maniera chiara l’eradicazione degli ungulati, possibile solo con una programmazione massiccia di abbattimenti.

Commissario e Regione devono attivare gli abbattimenti trovando le risorse necessarie per organizzarli. Se i cacciatori non fossero disponibili, neanche a fronte di indennizzi per ogni capo abbattuto, si dovrà procedere con altri soggetti (forze dell’ordine mediante gabbie di cattura) o altri metodi (anticoncezionali). Per i 50-60mila capi da abbattere serve quindi un piano integrato e se necessario una modifica radicale degli strumenti con più fondi a disposizione di enti e organi competenti per debellare la circolazione virale”.

Del resto, la stessa estensione delle zone rosse aumenta ancora l’assenza dell’attività venatoria, considerata la situazione di stop alla caccia per le problematiche in essere con le autorità sanitarie sui capi abbattuti – aggiunge -. E permangono le carenze rispetto ai controlli e alla vigilanza sui territori interessati, senza contare che i numeri sulle gabbie di cattura autorizzate sono davvero minimali e le recinzioni installate sono risultate inutili.

È emersa in maniera forte e decisa la preoccupazione di Cia Liguria rispetto a una emergenza ancora senza fine e che vede scenari ancora peggiori e ritenuti inquietanti, pensando all’incremento dei casi, come nel comune di Sassello, e a possibili nuovi restringimenti nel nostro entroterra con la primavera e la stagione ormai alle porte, considerando le possibili nuove ripercussioni per le aziende agrituristiche e gli operatori del turismo verde e outdoor.

A livello operativo abbiamo sollevato l’aspetto dello smaltimento delle carcasse e i costi delle stesse analisi sanitarie, insomma tutto l’ambito procedurale che riguarda la logistica sul de-popolamento, che deve essere affrontata e risolta per raggiungere l’obiettivo di una effettiva eradicazione>>.

Gli agricoltori sono anche preoccupati per i mancati indennizzi per le aziende suinicole danneggiate dall’emergenza sanitaria che ha colpito gli allevamenti savonesi, piccole e medie aziende della produzione primaria e alle imprese dei settori della macellazione-trasformazione di carni suine.

<<L’istruttoria prevista dieci mesi fa non si è mai concretizzata, l’apertura della procedura di risarcimento è stata rinviata a data da destinarsi e così gli allevatori attendono ancora i sospirati ristori – continua Cia Savona -. Le risorse previste annualmente dalla Regione Liguria per i risarcimenti da fauna selvatica spettanti agli agricoltori ammontano a circa 400mila euro, ma erano fondi presi dai diritti spettanti all’ente regionale per i tesserini rilasciati ai cacciatori. Se l’attività venatoria è stata in stand by per la peste suina e lo è ancora ecco che verrà a mancare anche questa fonte di finanziamento.

Quindi, in questa situazione di incertezza, il messaggio conclusivo dell’associazione agricola è quello di intervenire in tempi rapidissimi, rivolvendo le questioni procedurali con i soggetti coinvolti o trovandone altri per intraprendere in maniera capillare gli abbattimenti.

Un dato allarmante riguarda la stessa estensione della zona rossa a due comuni della provincia di Piacenza, proprio nel distretto di eccellenza delle produzioni suinicole (prosciutto di Parma, salumi e derivati, simboli del Made in Italy…). Non dimentichiamo che a livello UE ci potrebbero essere contraccolpi per l’export di questi prodotti e dell’agroalimentare. Motivo in più per agire subito.

Cia sostiene che i rinvii e la lentezza delle azioni verso l’eradicazione del fenomeno faranno crescere colpevolmente il rischio di ampliamento della zoonosi – conclude Sparso – e dei danni economici e ambientali per i territori dove si potrà propagare>>.

 

G. D.