Liguria, Bassetti e Anselmi: nessun allarme sul vaiolo delle scimmie, si cura
Il vaccino non si somministra più obbligatoriamente dal 1981 quando il vaiolo era stato radicato
Ieri il primo presunto caso di vaiolo delle scimmie su di una ragazza di 22 anni rientrata dalle Isole Canarie. Al momento le prime analisi non hanno evidenziato la malattia ma restano forti dubbi; quindi, ulteriori campioni saranno inviati all’istituto Spallanzani di Roma che è il centro di riferimento nazionale.
In serata la conferenza stampa sul presunto caso di vaiolo delle scimmie dello staff ligure con il presidente della Regione Toti, il direttore generale di Alisa Filippo Ansaldi e il prof. Matteo Bassetti direttore della Clinica del Policlinico San Martino.
<<Il tutto è nato il 14 maggio – spiega Ansaldi – quando per la prima volta in UK un cluster familiare è stato osservato in una in una famiglia che non aveva alcun link con un caso importato presente in Africa occidentale e in Africa centrale. Nella storia europea è successo diverse volte che i viaggiatori arrivassero con il vaiolo delle scimmie, ma questa è la prima volta in cui prima in UK. Poi nella penisola iberica in Spagna in Portogallo abbiamo casi che non sono collegati direttamente con il Centrafrica o l’Africa occidentale.
Attualmente abbiamo 219 casi in Europa 12 paesi sono stati coinvolti, l’Italia fino a ieri aveva cinque casi. È una malattia con una trasmissione diretta, mentre in Africa può essere l’animale a infettare direttamente l’uomo, alle nostre latitudini e invece il contatto interumano attraverso le goccioline con un contatto decisamente stretto o attraverso il contatto con mucose o lesioni cutanee.
In questa epidemia – prosegue il direttore – sicuramente quel ha giocato un ruolo importante il contatto sessuale e lesioni presenti a livello genitale. Siamo comunque di fronte a una malattia che ha caratteristiche di contagiosità completamente diverse dall’ultima pandemia.
Abbiamo attualmente in Europa un vaccino per la prevenzione di questa malattia, ricordo che non vacciniamo contro il vaiolo dal 1981 sostanzialmente radicato, il vaccino è prodotto da una ditta danese e abbiamo preso contatti con il ministero per verificare le modalità di centralizzazione, che probabilmente sarebbero auspicabili – conclude Ansaldi -, abbiamo già chiesto il permesso all’Aifa>>.
<<Oggi veniamo contattati dall’infettivologo della Asl4 che visita una ragazza di 22 anni che da lunedì era rientrata dalle Canarie, è una ragazza che ha delle lesioni assolutamente compatibili dal punto di vista clinico con quelle che noi abbiamo visto descritte dai nostri colleghi in altri centri – spiega Bassetti -.
Aveva delle lesioni al volto, alla bocca, al tronco e soprattutto una lesione molto sospetta alla mano, dopodiché vengono eseguiti test che il laboratorio del San Martino ha appunto dato come negativi. Noi comunque in ogni caso, visto che non è escluso che non possa esserlo, perché il test oggi esclude la presenza del virus ma clinicamente il caso rimane sospetto, la paziente rimarrà ricoverata presso il San Martino in isolamento e manderemo ovviamente dei campioni all’istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani che è l’istituto di riferimento nazionale per il test; quindi, rimarrà e continueremo ovviamente a seguirla.
Questo caso sospetto ha permesso di mettere in evidenza come la macchina organizzativa coordinata da Alisa e dalla malattia infettiva abbia in qualche modo funzionato molto rapidamente se pensate che il caso è del primo pomeriggio e siamo qui alle 20 e abbiamo avuto una prima risposta negativa.
Ha funzionato perché sul modello abbiamo deciso di dare un’organizzazione con le sette divisioni di malattie infettive della Liguria che in qualche modo si occuperanno dei casi sul territorio; quindi, a differenza di quello che avveniva nella prima fase di casi non verranno centralizzati ma vanno gestiti direttamente dai reparti di malattie infettive laddove presenti.
Nella Asl4 non è presente un reparto di malattie infettive ma sono presenti unicamente gli infettivologi quindi abbiamo in qualche modo organizzato un percorso e credo che oggi sia un po’ come quando si fanno le prove antincendio, abbiamo fatto una prova e pare che il sistema abbia funzionato ampiamente.
Non escludo che questo caso comunque non possa diventare poi magari positivo – continua il direttore infettivologo -, perché ripeto io faccio di mestiere il clinico e il clinico e quello che deve vedere un malato deve vedere qual è la situazione clinica, come sono le lesioni e in qualche modo se non fosse il vaiolo delle scimmie evidentemente avrei difficoltà a dire che cos’altro potrebbe essere dopodiché vedremo e valuteremo nelle prossime 48/72 ore.
È il caso che i cittadini si allarmino e che corrano al pronto soccorso a far vedere delle lesioni? Assolutamente no, non è il caso assolutamente di allarmarsi, è una malattia che si autolimita, è una malattia che evolve un po’ come potrebbe essere la varicella nel bambino, ha la febbre poi il quadro cutaneo si risolve con l’evoluzione verso le pustole e questo dura mediamente una settimana / dieci giorni. Quindi non bisogna preoccuparsi, la malattia non ha bisogno di nessuna terapia, evidentemente se ci fossero forme più gravi noi possiamo curare perché ci sono farmaci attivi.
Credo che anche su questo argomento la Liguria ancora una volta dimostra di essere, come si suol dire, sul pezzo e quindi vedremo cosa succederà nei prossimi giorni (nella foto lo staff del San Martino) e vi aggiorneremo evidentemente anche delle evoluzioni di questo caso che ripeto ancora una volta è negativo dal punto di vista del test di laboratorio ma dal punto di vista clinico rimane un caso sospetto – conclude Bassetti – e quindi saranno inviati ulteriori campioni all’istituto di riferimento nazionale che è lo Spallanzani>>.
G. D.