Violenza agli operatori sanitari, in Liguria 184 casi denunciati
Oggi, sabato 12 marzo, giornata nazionale contro la violenza agli operatori sanitari
Regione Liguria, Alisa e le aziende sanitarie liguri sposano le finalità della “giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari”, istituita quest’anno dai Ministeri di Salute, Istruzione, Università e Ricerca.
L’implementazione della sicurezza (videosorveglianza, spazi divisori nei punti di primo accesso all’interno degli ospedali), corsi di formazione, progetti per il supporto delle vittime della violenza, manifesti e contest per sensibilizzare la cittadinanza sono alcune delle iniziative organizzate per raggiungere gli obiettivi previsti.
I dati sono particolarmente significativi: sono stati 184 nel corso del 2021 i casi registrati di denuncia delle figure professionali (medici, infermieri e Oss) di tutta la Liguria: violenza con contatto fisico, aggressioni verbali, minacce, offese, diffamazione e calunnie rappresentano la maggior parte degli episodi commessi, in alcuni casi da pazienti, in altri dai loro familiari.
<<E’ una giornata importante – ha detto il presidente di Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti – per ricordare non solo il grande sforzo che compiono tutti gli operatori che lavorano al servizio della sanità, ma anche i rischi di un lavoro che soprattutto negli ultimi due anni di pandemia si è rivelato particolarmente gravoso e impegnativo.
Non è accettabile che chi lavora nei nostri ospedali sia oggetto di violenze, minacce, offese e aggressioni: il rispetto reciproco è fondamentale per chi cura e per chi deve essere curato. E’ pertanto fondamentale insistere affinché i nostri ospedali siano sempre più sicuri per gli operatori sanitari e socio sanitari, lavorando sulla prevenzione, sulla sorveglianza e sensibilizzando i cittadini con questo obiettivo>>.
Le aziende in Liguria intanto lavorano e hanno lavorato su più fronti per iniziative legate alla giornata del 12 marzo, ma soprattutto per garantire una maggiore sicurezza per gli operatori sanitari e socio sanitari.
In Asl 1 è stata rafforzata la sinergia con le forze dell’ordine per prevenire gli episodi di violenza ed è stata diffusa una locandina per sensibilizzare la popolazione sul tema, dal titolo “aiutami ad aiutarti. Rispetta il mio lavoro. L’aggressività non mi aiuta a curarti meglio”.
In Asl2 sono stati pubblicati sulla pagina Facebook i video dei vincitori di un concorso che aveva coinvolto il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Genova con un contest che chiedeva la realizzazione di video sul tema della violenza sugli operatori sanitari.
In Asl3, sono stati implementati i progetti formativi e di supporto al personale oggetto di violenza (procedure specifiche; moduli di segnalazione; ascolto attivo per la presa in carico della problematica e monitoraggio finalizzato al miglioramento continuo dei percorsi). Inoltre per sabato 12 marzo è prevista l’affissione di una locandina di sensibilizzazione sul tema presso i servizi territoriali e i Pronto Soccorso.
La Asl 4 ha predisposto il Progetto di sicurezza redatto per implementare la tutela dei propri operatori che prevede di attuare dal 2022 una serie di puntuali interventi di sicurezza sul piano strutturale, logistico, organizzativo e formativo-culturale, che prevedono tra l’altro il potenziamento della videosorveglianza, la dotazione di cellulari dotati di GPS, attività di formazione su gestione delle relazioni e prevenzione dei conflitti.
In Asl 5 è stato realizzato un poster, diffuso in tutta la città e soprattutto affisso in tutte le strutture sanitarie con l’obiettivo di sensibilizzare l’utenza e stimolare la riflessione sul problema e nel quale si rimarca come comprensione, cortesia e rispetto reciproci sono fondamentali per curare ed essere curati bene e in sicurezza.
Secondo una ricerca Fnopi, i cui dati complessivi saranno presentati all’Osservatorio contro la violenza sul personale sanitario, a livello nazionale emerge che più della metà (il 54,3%) ha segnalato l’episodio, ma chi non l’ha fatto (l’altra metà dei professionisti coinvolti) si è comportato così perché, nel 67% dei casi ha ritenuto che le condizioni dell’assistito e/o del suo accompagnatore fossero causa dell’episodio, nel 20% convinto che tanto non avrebbe ricevuto nessuna risposta da parte della struttura in cui lavora, il 19% ritiene che il rischio sia una caratteristica attesa/accettata del lavoro e il 14% non lo ha fatto perché si sente in grado di gestire efficacemente questi episodi, senza doverli riferire.
Le conseguenze in un’aggressione ci sono sempre: il 24.8% degli infermieri che ha segnalato di aver subito violenza negli ultimi 12 mesi, riporta un danno fisico o psicologico, e per il 96.3% il danno è a livello psicologico, compromettendo spesso anche la qualità dell’assistenza.
G. D.