Liguria sul podio tra le regioni più care con Valle d’Aosta e Trentino
L’Unione Nazionale Consumatori ha stilato la classifica delle città e delle regioni più care sulla base dei dati diffusi ieri dall’Istat
Liguria al terzo posto tra le regioni e Bolzano in testa, nella classifica delle regioni/città più care d’Italia, dove l’inflazione tendenziale di gennaio pari a +6,2%, si traduce nella maggior spesa aggiuntiva annua equivalente, in media, a 1972 euro, ma che schizza a 2783 euro per una famiglia di 4 componenti.
Al secondo posto Piacenza dove il rialzo dei prezzi del 6,6%, il record italiano, determina un incremento di spesa pari a 1763 euro per una famiglia media, 2467 euro per una di 4 persone, al terzo posto Bologna, dove il +5,8% genera una spesa supplementare pari, rispettivamente, a 1635 euro per una famiglia tipo e a 2255 euro annui per una di 4 componenti.
Genova è al 16° posto, 30° Imperia, 42° La Spezia, Savona dato non pervenuto.
La città più virtuosa è Potenza, con una spesa aggiuntiva per una famiglia tipo pari a “solo” 914 euro su base annua, seguita da Campobasso (918 euro) e, al terzo posto tra le risparmiose, Vercelli, +937 euro.
Bene Milano, con un’inflazione pari a +3,9%, sotto il 4,8% della media nazionale, e con una spesa aggiuntiva in linea con quella italiana, +1130 contro 1126 euro.
In testa alla classifica delle regioni con più rincari, con un’inflazione annua a +5,7%, la Valle d’Aosta che registra a famiglia un aggravio medio pari a 1449 euro su base annua, e che vince la classifica con 2394 euro per una famiglia di 4 persone. Segue il Trentino, dove la crescita dei prezzi del 6% (il record per le regioni) implica un’impennata del costo della vita pari in media a 1626 euro (primato nazionale) e a 2329 euro per una famiglia di 4 componenti. Al terzo posto la Liguria, +5,4%, con un rincaro annuo di 1211 e 1998 euro.
Le regioni più convenienti: Campania (+4,9%, +982 euro in media), Basilicata (+4,6%, +918 euro) e Sardegna (+5,4% e 1066 euro).
<<E’ da un quarto di secolo, dall’aprile del 1996 che non si registrava un’impennata dei prezzi del 4,8%. La colpa è dei beni energetici, ossia luce, gas e benzina, senza i quali l’inflazione sarebbe pari solo all’1,8% – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori -.
Per questo il Governo deve fare molto di più, sia su luce e gas, spostando in questo trimestre invece che nel prossimo i 2,7 miliardi stanziati per le famiglie nell’ultimo decreto, sia facendo qualcosa per i carburanti, del tutto dimenticati dall’Esecutivo, ma che hanno lo stesso effetto moltiplicativo sull’inflazione dell’energia, quest’ultima incidendo sui costi di produzione, mentre benzina e gasolio sui costi di trasporto di tutti i beni>>.
G. D.