Coronavirus Dalla corsa all’oro alla corsa all’orto
Bastano due dati positivi per un giorno e già si alzano i calici
Le mie bottiglie sono sempre state mezze piene (anche perché l’altra metà l’ho bevuta), ma dando un’occhiata alla tabella nazionale della pandemia non c’è da essere ottimisti. Se poi buttiamo l’occhio in Cina, anche lì c’è un rigurgito pesantuccio, così come fuori dai nostri confini non stanno poi così bene. E sappiamo quanto i confini abbiamo condizionato finora!
Sento parlare di apertura, di mezze aperture, di parziali aperture, questo può andare bene per certi settori economici, sempre con le dovute precauzioni, poiché forse manco andavano chiusi. Un esempio, l’aver bloccato l’isolato settore “del bosco” nel periodo primaverile mi lascia perplesso sulla conoscenza che i nostri politici hanno del territorio e dei suoi aborigeni.
Ieri si è parlato dell’avvenuta liberalizzazione degli orti in Liguria, ed ecco puntuali le telefonate di “contadini” milanesi che hanno l’orto sassellese da concimare, seminare, incarazzare…
Un tempo la corsa all’oro, oggi all’orto.
Come non amare l’italiano che in due mesi si è scoperto prima corridore ed ora ortolano. E questo è di buon auspicio per il futuro: alla fine di tutto, ovvero quando avremo un vaccino, grandi corse quindi salute e verdure naturali della nostra terra sulle tavole quindi salute.
Salute a tutti!
G. D.