Fra le attività irregolari scoperte dalla Guardia di Finanzia anche le mascherine griffate con marchi famosi

Fra le attività irregolari scoperte dalla Guardia di Finanzia anche le mascherine griffate con marchi famosi
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Dalle mascherine prodotte in nero al gel rigenerato, fino alle mascherine alla moda

Roma Scoperta a Lido di Ostia impresa che produceva abusivamente mascherine di protezione. Sequestrati 1500 dispositivi e denunciata una persona

Approfittando dell’emergenza in atto, una tappezzeria operante nella zona del litorale si era riconvertita alla produzione di mascherine di protezione. L’attività è stata individuata nei giorni scorsi dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, i quali hanno scoperto che nel laboratorio, apparentemente chiuso, la produzione andava avanti “a pieno regime” in difetto di qualsivoglia autodichiarazione all’Istituto Superiore di Sanita e all’Inail per l’attestazione delle caratteristiche tecniche e il rispetto dei prescritti requisiti di sicurezza, deroga consentita in via eccezionale dal Governo proprio per fronteggiare l’emergenza sanitaria in atto.

L’attenzione dei Finanzieri si è focalizzata su un annuncio manoscritto, affisso all’esterno di un supermercato della zona, con il quale veniva pubblicizzata la vendita di mascherine. Ai militari è bastato poco per risalire all’opificio di confezionamento, nel quale i “Baschi Verdi” della Compagnia Pronto Impiego hanno sorpreso un operaio al lavoro, risultato tra l’altro “in nero”, e rinvenuto circa 1.500 mascherine, unitamente ad una cucitrice professionale e alle materie prime utilizzate per realizzare i dispositivi.

Tutto il materiale è stato sottoposto a sequestro e il titolare dell’impresa denunciato all’Autorità Giudiziaria di Roma per i reati di frode in commercio e inottemperanza al provvedimento emanato dal Governo, con diffida a cessare l’attività. L’uomo è stato segnalato anche all’Ispettorato del Lavoro per l’omesso invio al sistema informativo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali delle previste comunicazioni telematiche relative al rapporto di lavoro con l’operaio.

 

Lecce Sequestrati oltre 27.000 flaconi di gel disinfettante rimasti invenduti dal 1989, pronti per essere “rigenerati” ed immessi in commercio

Nei giorni scorsi, all’esito di un’operazione di servizio svolta congiuntamente dai militari delle Compagnie di Lecce e di Otranto, sono stati sottoposti a sequestro – nell’ambito di due distinti interventi eseguiti nei confronti di un dettagliante e di un grossista operanti nel capoluogo – oltre 27.000 flaconi contenenti liquido indebitamente commercializzato, anche attraverso la vendita online, come prodotto igienizzante, in assenza di alcuna autorizzazione del Ministero della Salute, che ne valuta e garantisce la sicurezza per il consumatore, nonché l’efficacia nelle condizioni di uso indicate ed autorizzate.

In particolare, le Fiamme Gialle salentine hanno dapprima eseguito un intervento presso un’attività commerciale di vendita al dettaglio di articoli vari, dove sono stati rinvenuti – esposti in vendita – alcune decine di flaconi contenenti gel igienizzante, sui quali sono stati subito svolti anche accertamenti di natura contabile per risalire all’esatta individuazione del fornitore della merce.

La successiva e conseguente attività di ispezione effettuata dai militari presso l’impresa fornitrice, operante nel settore del commercio all’ingrosso, ha consentito di rinvenire, all’interno dei magazzini aziendali, bancali di flaconi di prodotto disinfettante, con lotto di produzione risalente all’anno 1989, che in base agli ordini di acquisto – relativi all’articolo pubblicizzato via internet – venivano di volta in volta “rigenerati” attraverso l’eliminazione delle parti metalliche ossidatesi nel tempo, il travaso di ulteriore gel igienizzante per il tutto o la parte di liquido mancante e l’indebita apposizione di una nuova etichetta.

L’immissione sul mercato di un siffatto prodotto, oltre a non garantire l’efficacia disinfettante e antibatterica che ne finalizza l’acquisto, avrebbe rappresentato un potenziale pericolo – per le modalità di preparazione, confezionamento ed etichettatura dello stesso – per la salute e la sicurezza dei consumatori, come attestato dal personale del Servizio Igiene e Sanità Pubblica del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Lecce intervenuto sul posto.

I titolari delle attività commerciali sono stati denunciati a piede libero alla Procura della Repubblica di Lecce per il reato di “frode in commercio”, di cui all’art. 515 del codice penale.

 

Rimini Mascherine con “griffe” taroccate. I finanzieri bloccano la produzione in una serigrafia di un centinaio di “stencil” raffiguranti noti marchi

In questi giorni sono state ispezionate diverse imprese che, pur di superare l’obbligo di chiusura imposto dagli ultimi dpcm, hanno avanzato formali richieste alla Prefettura per ottenere l’autorizzazione a riaprire i battenti, dichiarando di aver riconvertito l’oggetto della propria attività in quello di “produzione e/o vendita di dispositivi di protezione anti-Covid” (ossia “mascherine” o altri dispositivi).

Nel corso di tali controlli, le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Rimini, hanno fatto accesso in una “serigrafia” al fine di verificare l’effettività della riconversione imprenditoriale, così come dichiarata dall’azienda all’Ufficio Territoriale del Governo.

I militari operanti hanno riscontrato che era in corso la produzione e il confezionamento di mascherine di tipo “chirurgico”, ma la situazione rilevata ha indotto, tuttavia, i finanzieri ad approfondire il controllo, cosa che ha consentito di rilevare la presenza nei locali aziendali di una stampante intenta nella produzione di decine di “stencil” raffiguranti noti marchi della moda (come Gucci, Dior, Prada, Balenciaga, Saint Laurent, Supreme, Givenchy, Vltn, Dsquared, Juventus), che secondo quanto emerso, sarebbero stati commissionati da un soggetto di fuori provincia per la successiva applicazione, con l’utilizzo di presse a caldo, sul tessuto delle “mascherine”, al fine di trasformarle in ricercati “accessori di moda”.

Al termine delle operazioni, il titolare della serigrafia e il committente dell’illecita produzione sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Rimini, per il reato di contraffazione dei marchi, aggravato da modalità imprenditoriali. Nel contempo sono stati sottoposti a sequestro 126 cosiddetti “stencil” riportanti le griffe contraffatte, una stampante e l’hard disk di un computer contenente i files dei marchi da riprodurre.

Il titolare della serigrafia è stato, altresì, verbalizzato in ottemperanza alle vigenti norme in tema di Covid-19 e segnalato di conseguenza alla competente Prefettura di Rimini.

 

G. D.