37 narcos e pusher in carcere a Genova, Alessandria, Nord Italia
Milano maxi blitz dei Carabinieri nell’operazione “Arhat”, sequestrati anche un immobile e un conto corrente
L’operazione Arhat ha avuto il suo momento clou nel blitz effettuato il 12 aprile. Dopo quasi tre anni di indagini sono state arrestate 37 persone nelle città di Alessandria, Bergamo, Genova, Monza, Padova, Pavia, Roma, Varese, Vibo Valentia e Vicenza.
L’indagine, condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, si chiude con le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip milanese su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (Proc. Agg. dott.ssa Alessandra Dolci e Sost. Proc. Dott. Gianluca Prisco).
I 37 soggetti, di cui 20 italiani e 17 stranieri (27 trasferiti in carcere e 10 sottoposti agli arresti domiciliari), sono ritenuti responsabili di gravi reati. Associazione finalizzata alla produzione, al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con le aggravanti della transnazionalità e della disponibilità di armi.
Il provvedimento parte da un’indagine avviata nell’agosto del 2018 dai militari della Compagnia Carabinieri di Milano Duomo a seguito dall’arresto in flagranza di un cittadino italiano. Lo stesso fu trovato in possesso di 3,5 kg di sostanza stupefacente (tra cocaina, hashish e marijuana).
“Arhat” è una espressione usata nella religione buddhista per indicare “colui che ha raggiunto la perfezione”
L’analisi della rubrica telefonica e dei tabulati del cellulare dell’uomo hanno portato individuazione di svariati gruppi criminali. Gli stessi tutti operanti nel capoluogo lombardo anche se con ramificazioni in altre aree del Paese.
Il primo, di più elevata caratura criminale, è risultato composto da 11 soggetti italiani, alcuni dei quali di origine calabrese. Tutti operanti da diversi anni nelle piazze di spaccio di Bollate, Baranzate, Piazza Prealpi e Quarto Oggiaro (storicamente legate al clan della ‘ndrangheta reggina “Serraino – Di Giovine”).
I due esponenti di spicco di tale struttura associativa, il 53enne di Petilia Policastro-KR e un 43enne di Joppolo-VV) sono risultati mantenere saldi rapporti con vertici ed emissari della stessa ‘ndrangheta reggina.
I restanti gruppi sono di origine eritrea (4 soggetti, la cui attività di spaccio era destinata quasi esclusivamente ad una cerchia ristretta di clienti abituali) e sudamericana (7 persone, la cui attività criminale si sviluppava sull’asse Lima-Roma-Milano).
Inoltre, vi erano anche altre cellule di varia nazionalità o etnia (15 tra italiani, rumeni, sinti, marocchini, tunisini, tedeschi), tra loro indipendenti, che hanno tuttavia evidenziato una spiccata operatività transnazionale.
L’inchiesta ha dimostrato come i gruppi, servendosi anche di appositi telefoni criptati di produzione olandese, siano stati in grado di rifornirsi, movimentare e immettere sul mercato nazionale droghe di vario tipo per oltre 4 milioni di euro.
Il nome dell’operazione “Arhat” trae spunto da quello del cane di una spregiudicata coppia italiana. Si era dedicata ad una fiorente attività familiare dedicata all’importazione e allo smercio di vari generi di stupefacente
La coppia non esitava a coinvolgere nello spaccio il figlio 11enne, servendosi a tale scopo del proprio appartamento milanese, in zona Sempione, quale “base logistica” dell’organizzazione.
L’attività, nel suo complesso, ha permesso di operare 23 arresti in flagranza di reato e di sequestrare:
- circa 35 kg di sostanze stupefacenti (del tipo cocaina, hashish e marijuana);
- circa 100.000 euro in contanti (provento di attività delittuosa);
- 6 pistole e 1 carabina (rinvenute nella disponibilità della coppia citata).
Nel corso dell’operazione, di cui si contano 45 perquisizioni domiciliari, è stato sequestrato nell’appartamento in zona Sempione anche un conto corrente. I militari hanno accertato come la “base logistica” fosse utilizzata per il confezionamento delle sostanze stupefacenti.
G. D.