Dopo Sanremo ora Chiavari, detenuto tenta il suicidio
Salvato dalla Polizia Penitenziaria. Sappe: “Commissariare il Provveditorato penitenziario, sottovaluta le criticità della Liguria”
A poche ore dal tentativo di suicidio di un detenuto del carcere di Sanremo, anche nel penitenziario di Chiavari giovane detenuto tunisino ha tentato il suicidio mediante impiccamento appendendosi alle sbarre della finestra del bagno.
Purtroppo giornalmente dobbiamo scrivere pagine di cronaca nera proveniente dal mondo penitenziario ligure – commenta il Sappe della Liguria per voce del segretario Lorenzo – anche questa volta dobbiamo ringraziare la Polizia Penitenziaria per la loro tempestività d’intervento, solo grazie a loro che le cronache penitenziarie non raccontano epiloghi ben più funesti.
Il detenuto deve ancora trascorrere quattro anni di detenzione e non è mai stato un soggetto di facile gestione, più volte ha inscenato manifestazioni di protesta, un tipo “difficile” ma sempre ben gestito, sino a giungere all’estremo atto del suicidio dopo essersi visto rifiutare l’ennesima richiesta di trasferimento per avvicinarsi alla famiglia.
Il detenuto è stato salvato grazie alla tempestività degli agenti intervenuti i quali lo hanno prima sollevato per le gambe e, pochi istanti prima del momento fatale, tagliato la rudimentale corda.
Secondo caso in due giorni: Sanremo e Chiavari
Come Sappe – continua Lorenzo – abbiamo più volte richiesto di disciplinare l’invio dei detenuti nelle varie carceri liguri evitando di concentrare nello stesso istituto più detenuti che presentato problemi psichiatrici o predisposti nel creare disordini, evidentemente il nostro appello non viene accolto dagli uffici del Provveditorato di Torino, da cui dipende anche la Liguria: per questo è necessario che il nuovo Ministro Marta Cartabia, riveda il sistema della gestione dei detenuti e potenzi il Distaccamento regionale che può gestire le carceri del territorio ligure.
Nel 2020 in tutta la Liguria sono stati 58 i tentativi di suicidio, troppi, bisogna intervenire prima che avvenga l’irreparabile ed in quel caso alla magistratura chiediamo di intervenire su chi, pur avendone la competenza, consente tale condizione di vita penitenziaria non garantendo adeguata attenzione ed assistenza sino a rasentare l’istigazione al suicidio, non si può sempre incolpare la Polizia Penitenziaria.
E’ dunque necessario – conclude il Sappe Liguria – riconoscere alla Polizia Penitenziaria una residuale responsabilità penale nella sua veste di “custode” in quanto è depotenziata nel suo incarico costretta a gestire situazioni al limite della tollerabilità non certo per sua scelta o volontà organizzativa, ma fruitore di un’errata valutazione.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, solidarizza con la Polizia Penitenziaria della Liguria ed auspica un intervento rapido ed urgente: “Le carceri della Liguria reggono per l’alta professionalità e lo spirito di abnegazione dei poliziotti. Ricordo a me stesso che il Sappe è sceso in piazza, a Genova e Sanremo, per denunciare le gravi violenze contro i poliziotti delle carceri liguri.
Sempre più spesso aggrediti, minacciati, feriti, contusi e colpiti con calci e pugni da detenuti e la mancata assunzione di provvedimenti in materia di ordine e sicurezza delle carceri da parte del Ministero della Giustizia a tutela degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, sintomo evidentemente di una mancanza di progettualità dell’esecuzione della pena e, in questo, contesto del ruolo dei Baschi Azzurri.
Ora – conclude – speriamo che il cambio di Ministro alla Giustizia porti i provvedimenti urgenti che da tempo invochiamo”.
G. D.