Suicidi e agenti aggrediti, dal Sappe “Liguria abbandonata”
“È giunto il momento che i vertici dell’Amministrazione provengano dal Corpo di Polizia Penitenziaria”
Un detenuto suicida a Marassi, un poliziotto aggredito e con un braccio fratturato dopo l’aggressione di un detenuto alla Spezia, un ristretto che si lesiona il corpo a Chiavari fin quasi a rischiare la vita. Sono i tre più gravi episodi accaduti nelle carceri liguri dall’inizio dell’anno e che inducono ala protesta il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – Sappe, che parla di “Liguria abbandonata” ed evidenzia “quali siano le vere priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria in servizio negli Istituti di pena liguri”.
“Gli eventi critici tra le sbarre sono continui e costanti ma provvedimenti risolutivi non se ne vedono”, denuncia Michele Lorenzo, segretario nazionale per la Liguria del Sappe: “denunciamo da tempo l’assurda e grave carenza di assistenza sanitaria in carcere, che non può trovare giustificazione specialmente quando è solo la Polizia Penitenziaria a subire, oltretutto senza alcuna specifica preparazione o adeguati strumenti di protezione, le aggressioni e gli errori di valutazione dell’Amministrazione penitenziaria.
Penso, ad esempio, al fatto che la città di Savona non abbia ancora un nuovo carcere, nonostante la chiusura del S. Agostino o alla Rems di calice La Spezia, che è ultimata dal 2018 ma non si sa perché non viene consegnata. L’assegnazione dei detenuti, specialmente quelli psichiatrici, deve avvenire con criterio, evitando la contemporanea presenza nello stesso istituto, cosa che invece non avviene. E non aiuta certo la grave carenza di organico o l’avere posto la Liguria sotto il Provveditorato regionale di Torino, facendo così venire meno un punto di riferimento certo dell’Amministrazione Penitenziaria a Genova in grado di gestire autonomamente le criticità regionali.
Spesso, anzi, la Liguria sembra essere diventata la Regione dove mandare i detenuti più problematici di Piemonte e Valle d’Aosta… Il Sappe, in prima linea a tutela e salvaguardia dei diritti dei Poliziotti Penitenziari della Liguria, ribadisce la necessità di intervento da parte dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria affinché si trovino soluzioni urgenti alle criticità liguri”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, mette in evidenza che “nel sistema penitenziario liguri oggi si registrano gravi episodi di violenza ed aggressione ai nostri agenti; le situazioni strutturali sono al collasso; la gestione delle relazioni sindacali e del benessere del personale è ai minimi storici con elevatissima conflittualità sindacale; gli eventi critici sono costanti e continui, come le colluttazioni, i ferimenti, le aggressioni, i tentati suicidi. E questo non garantisce affatto da un lato la certezza della pena detentiva e dall’altro le attività trattamentali di rieducazione del reo. Se fossero state ascoltate le continue denunce del Sappe, probabilmente tutti gli eventi critici denunciati non sarebbero avvenuti. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.
Da qui il rinnovo dell’invito al Guardasigilli Bonafede di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari della Liguria: “Noi auspichiamo che il Ministro della Giustizia Bonafede metta la Liguria tra le priorità di intervento. Non solo: auspico che il Guardasigilli continui a porre attenzione alla crescita del Corpo di Polizia Penitenziaria e condivida con noi l’esigenza, ormai avvertita da tutti, di addivenire al più presto all’unificazione della dirigenza, con possibilità di transito dei dirigenti penitenziari in altre amministrazioni, qualora non volessero entrare a far parte del Corpo; tale modifica ordinamentale dovrebbe prevedere anche l’istituzione dei ruoli tecnici dei medici, degli psicologi, dell’area socio pedagogica e amministrativo contabile. È giunto il momento che i vertici dell’amministrazione provengano dal Corpo di Polizia Penitenziaria”, conclude Capece.
Il Sappe ricorda infine i numeri delle carceri e dell’esecuzione della pena in Italia: alla data del 31 dicembre scorso, erano detenute nelle carceri del Paese 53.364 detenuti rispetto alla capienza regolamentare di poco meno di 50mila posti.
Gli stranieri ristretti nelle nostre carceri sono 17.344 (il 33% circa di tutti i presenti). Ben 102.808 i soggetti seguiti dagli Uffici di esecuzione penale esterna, 1.327 i minorenni e giovani adulti presenti nei servizi residenziali e 13.477 quelli in carico ai servizi della Giustizia minorile.
Nelle 6 prigioni della Liguria erano ristrette 1.352 persone, 1.279 uomini e 73 donne: 458 gli imputati, 893 i condannati mentre per un ristretto la posizione giuridica è ancora da impostare.
G. D.