Detenuto cerca di pugnalare agente con un punteruolo a Marassi
Ha distrutto il locale del reparto dove si trovavano telecamere e neon
Carcere Marassi
– Domenica, nel carcere genovese di Marassi, un agente della Penitenziaria è stato violentemente aggredito: a dare la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).
“Ieri a Marassi un detenuto di origini italiane, di circa 25 anni, ha cercato di pugnalare con un punteruolo un agente che fortunatamente ha attutito i colpi sferrati con il cinturone: tutto è nato perché il detenuto vuole essere trasferito in altra Sede”, spiega il segretario regionale Sappe Vincenzo Tristaino.
“L’agente aggredito è riuscito a chiudersi nel box agenti, dando l’allarme, mentre il detenuto distruggeva il reparto (telecamere, neon ecc.) Intervenuti i colleghi a supporto con i dispositivi di sicurezza, venivano anche loro colpiti con la gamba del tavolo e, con non poca difficoltà, veniva bloccato”.
Pungente la conclusione del sindacalista: “Al collega ferito va la nostra vicinanza e solidarietà. Adesso vediamo se c’è ancora qualcuno che ci racconta la favoletta che nelle carceri sono detenuti solo ‘bravi ragazzi, che sono solo sfortunati nella vita’ e non invece delinquenti conclamati, ai quali nulla interessa in termini di rieducazione e trattamento rieducativo per i quali sono quotidianamente impegnati gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, criminali che non alcun rispetto delle leggi dello Stato. Certo, parliamo di una frangia sicuramente minoritaria, ma servono strumenti efficaci a tutela della stessa incolumità fisica dei Baschi Azzurri”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale Sappe: “Lo Stato non può e non deve più assistere passivamente al degrado ed alle violenze di una frangia di detenuti che pensa e crede di poter fare, nella detenzione, quel che crede”.
“Ci vuole invece una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali e della Nazione: siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo! Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.
G. D