La disfatta delle donne candidate. Il rammarico di Elena Putti, non eletta con 1311 voti
“La parità di genere, arrivata forse in ritardo, non è bastata per poter consegnare alla Regione consigliere donne”
<<Le donne – scrive Elena Putti, candidata Pd nel collegio genovese, non eletta con ben 1311 preferenze – rimangono gravemente sottorappresentate nel nuovo consiglio e assenti del tutto nel gruppo Pd (oltre che poco rappresentate nei suoi organi interni) e negli altri partiti strutturati – laddove le donne vengono sostenute internamente dalle loro forze politiche di appartenenza raramente deludono e anzi sono in grado di fare grandi cose a beneficio dei gruppi.
La coalizione proposta in questa competizione – continua Putti – non ha arricchito il piatto, anzi in molti territori come il mio ha depotenziato il partito. Una fusione a freddo senza confronto aperto con la base, la carenza di una piattaforma di proposta politica strutturata e la mancata inclusione del polo liberal democratico, parte costituente delle radici del progetto originario Pd, sono alcuni errori che sono pesati molto e che andranno corretti nel prossimo progetto.
Donne sottorappresentate nel nuovo consiglio
La città esce umiliata dal confronto con i comuni delle altre province sotto il profilo delle preferenze espresse per i consiglieri. Questo è il sintomo di un partito locale che ha perso radici territoriali, senso di comunità, contatto con i corpi intermedi e organismi vitali del tessuto produttivo cittadino. Il risultato di Genova impone una riflessione severa, per una sconfitta tra le più dure, senza la quale non è possibile avviare su basi nuove il lavoro di ricostruzione in vista delle elezioni amministrative del comune di Genova>>.
La Putti si rende infatti disponibile ad essere parte attiva di un rinnovamento all’interno del Partito Democratico, rinnovamento ormai necessario e voluto da tutti i genovesi e i liguri.
<<Il tanto acclamato congresso – conclude -, da più correnti richiesto dopo lo spoglio dei risultati, mi vedrà in prima linea con proposte per un nuovo corso del partito>>.
Ricordiamo cosa scriveva Elena Putti il 28 ottobre 2019 sul suo profilo Facebook.
<<Il risultato delle elezioni in Umbria non è assimilabile alla situazione ligure, ma ci deve indurre a riflettere con urgenza se il matrimonio con i 5S possa essere sufficiente a condurre il Pd alla vittoria. Secondo noi, in Liguria, non lo è.
Verso la Liguria del 2020 la risposta è invece costruire, già da oggi, un fronte comune aperto, che si incontri attorno alla radicalità delle sue proposte innovative, un vero coinvolgimento del mondo civico e un rinnovamento nei volti.
Se in Liguria vogliamo veramente giocarci la partita e conquistare una regione che oggi inizia ad essere realmente contendibile, è necessario iniziare subito a dialogare anche con le varie sensibilità progressiste e centriste a partire da tutti coloro che hanno deciso di prendere le distanze dalle attuali forze di governo di Regione e Comune.
Un’alleanza preconfezionata imposta dall’alto, che non ha avuto il tempo e gli strumenti per lievitare, non è commestibile per i territori che cercano indirizzi chiari per ripartire. Ogni regione ha le proprie ricette e nella nostra Liguria il mondo produttivo, in tutti i suoi settori, che desidera lavoro, rilancio economico ed infrastrutturale è un ingrediente fondamentale>>.
L’alleanza è stata fatta, e, pare, sarà il futuro del centrosinistra.
G. D.